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Meglio la galera

Filippo Facci sulla possibile riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa

Eliana Giusto
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di Filippo Facci La nuova legge sulla diffamazione potrebbe rivelarsi una toppa peggiore del buco, anzi, peggiore della galera che vorrebbe scongiurare. Cioè: fa piacere se alla Commissione giustizia ora corrono come lepri e vogliono approvare la nuova norma direttamente in commissione, così che la Camera possa approvarla entro un paio di settimane. Fa molto piacere, vista la scadenza del caso Sallusti. Ma se è vero quel che si legge, e pare sia vero, qui finisce che i giornali li chiudiamo tutti. Nella bozza, infatti, si parla di «almeno» 5mila euro di multa più «almeno» 50mila euro di riparazione, più - non è finita - il mitico e corposo risarcimento da stabilire via via. E questo sempre, a prescindere: anche per le querele più stupide e trascurabili, e senza contare le possibili e conseguenti cause civili. Col risultato che tutti si metterebbero a querelare, confidando nella statistica: il che non solo ingolferebbe i tribunali, ma terrorizzerebbe i giornalisti (che nel dubbio, di volta in volta, non scriverebbero) mentre i cronisti più coraggiosi verrebbero visti come delle mine vaganti da direttori ed editori, che andrebbero giù di censura.  Insomma: una follia che darebbe più lavoro agli avvocati (tu guarda) e intimidirebbe i giornalisti (tu guarda) e tutto per scongiurare una carcerazione che non veniva disposta praticamente mai. Ma se il terrore è un altro modo di toglierti la libertà, allora meglio la galera.

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