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Poco da ridere

Facci: il rischio populismo è altissimo. Il momento non è solo terriile, è anche pericoloso

Giulio Bucchi
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È d'obbligo dire che non c'è più la politica, ma tra i cento significati di «politica», un tempo, c'era anche la visione a lungo termine, il seminare nonostante a mietere potessero essere altri: tutta roba che è stata cancellata dalla democrazia dei sondaggi ma che ora lascia spazio a qualcosa addirittura di peggio. Le visioni a lungo termine da una parte le abbiamo relegate al pareggio di bilancio - affidato a un consesso di ragionieri d'alto bordo, eletti da nessuno - e dall'altra abbiamo un popolo alienato che magari vuole non tutto, ma subito. Qualcosa, ma subito. Il primo pirla che togliesse l'Imu o che mettesse i parlamentari a pane e acqua, per dire, oggi potrebbe fare il pieno. Il rischio-populismo 'stavolta è reale: per sfondare non serve neanche più un programma credibile come il caso Grillo del resto sta dimostrando. Politicamente, oggi, non occorre essere: basta non-essere. Grillo è tanto simpatico e godibile, ma c'è poco da ridere, perché la nostra classe politica sarà pure la malattia, e Grillo sarà pure la febbre che la manifesta, e le urne saranno pure il termometro che la misurano: ma il termometro, tra una risata e l'altra, è infilato sempre nello stesso posto. Siamo così tutti impegnati a ripetere che il momento è terribile (la crisi, ecc.) che ci stiamo scordando di dire che è anche pericoloso. di Filippo Facci

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