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Johansson pazza per Woody Allen :"Per lui pronta a fare la cameriera"

La star a Roma viene intervistata da Libero

Andrea Tempestini
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Bionda naturale, grandi occhi azzurri, curve e carattere d'acciaio. Miss  Scarlett Johansson, 27 anni, dopo settimane di allenamenti si è trasformata  per la seconda volta nella rossa e sensuale  Natasha Romanof, alias Vedova Nera, una delle più grandi spie del mondo.  In  Avengers, diretto da Joss Whedon,  nuovo capitolo della saga dei supereroi  targata Marvel, con  il suo arsenale di armi specializzate e un vasto repertorio di arti marziali combatte per il bene nonostante il suo oscuro background. Si comincia già dalla prima scena del film, dove la vediamo legata ad una sedia dopo essere stata  catturata dal nemico. La  stanno interrogando, prima di ucciderla. Ad un certo punto suona il suo cellulare ed è lei che risponde: «Sto interrogando qualcuno»,  esattamente il contrario di ciò che sta accadendo: la Vedova Nera ha cambiato il gioco. La sua vendetta finale è un piatto che serve  dal 25 aprile in 3D. Quella dei fotografi,  che l'hanno attesa per quattro ore sotto il sole è quella dei fischi. Incontriamo l'attrice più gettonata di Hollywood nella suite 208 di un noto albergo romano, insieme ad alcuni dei protagonisti del film: Mark Ruffalo (Hulk), Chris Hemsworth (Thor, il dio del tuono) e Tom Hiddleston (Loki il malvagio). Quando ha deciso di vestire i panni della Vedova Nera? «La prima volta in Iron man, un film che mi intrigava moltissimo. Questa eroina ha avuto il consenso dei fan, ed io non ci ho rinunciato, anche se da ragazza non ero appassionata di fumetti. Preferivo leggere libri».  C'è qualcosa di lei nella Vedova Nera? «Entrambe abbiamo delle convinzioni irremovibili. Io sono ipersensibile e questo sentimento lo sfrutto nel mio lavoro. Il personaggio che interpreto rimane più distaccato, meno propenso a perdonare». Ci sono scene di lotta: come si è preparata? «In palestra. Ho passato tanto di quel tempo  ad addestrarmi con il coreografo degli stunt  che alla fine è diventato la mia famiglia. Abbiamo dovuto imparare anche ad usare le armi e a “volare” nelle scene acrobatiche. Sembravo un soldato».  Con Woody Allen è stato diverso. Lei una musa ispiratrice, lui il premio Oscar che l'ha sempre valorizzata  come donna. Che sentimenti prova nei suoi confronti? «Chi non lo ama? Per lui farei qualsiasi cosa. Pur di stargli accanto in un suo film sarei capace di occuparmi del catering». Invece in  programma ha un thriller, basato su Hitchcock. Come sceglie i film da  interpretare? «Cerco di capire se la sceneggiatura mi terrorizza. Col crescere mi vengono dati personaggi in transizione, con i piedi per terra. Ma è l'elemento della paura all'interno della sceneggiatura che mi fa capire se interpretarlo o meno». Intervista di Annamaria Piacentini

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