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Gregoraci "Non degna di fare Lady Calabria": Elisabetta troppo sexy per la Camusso

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L'ultima imbarazzante crociata. Le donne della Cgil calabrese contro miss Briatore: "Non può rappresentarci nel mondo"

Nicoletta Orlandi Posti
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Fare il sindacalista conviene. Hai molto tempo libero da dedicare a nobili cause, hai la possibilità di offrire un contributo alla società buttandoti a capofitto in questioni che nessun altro ha il coraggio di affrontare. Se sei donna, poi, conviene ancor di più. Prendete le cosiddette “Donne della Cgil” della Calabria: uno, già dalla sigla, si immagina siano affaccendate nel trattare chissà quale articolato contratto collettivo «di genere» con la controparte “Uomini”. Non è così. Loro hanno di meglio da fare, sanno come impiegare il proprio tempo. Un esempio? Contestare Elisabetta Gregoraci, donna almeno quanto quelle della Cgil, bella come raramente lo sono quelle della Cgil e, soprattutto, calabrese come tutte quelle che ieri, in un sovrumano sforzo sindacale, hanno diffuso una nota intimamente velenosa almeno quanto riesce ad esserlo una donna inviperita. «E' sbagliata la scelta della Regione Calabria di associare il volto della Gregoraci per rappresentare l'immagine della Calabria nel mondo» dicono le donne-sindacaliste-cigielline-calabresi. guarda la gallery: "Gregoraci troppo sexy per la Cgil" Già, il nuovo rompicapo di genere della Calabria è rappresentato dal fatto che il governatore Peppe Scopelliti abbia scelto proprio la signora Briatore da Soverato per promuovere il territorio. A tanta e tale onta loro, le donne guidate dalla donna Camusso, non ci stanno, non la possono sopportare una vergogna così. Se non è proprio un affronto, poco ci manca. E così, hanno subito imbracciato la lupara della penna per non perdere un attimo di tempo e sparare subito al bersaglio offerto in dono dalla Regione: del resto, «Se non ora quando?». «Agli occhi del Paese Elisabetta Gregoraci è la rappresentazione di quel mondo in decomposizione fatto di Billionaire, paillettes, lustrini, yacht e bunga bunga di cui gli italiani e le italiane si sono faticosamente liberati restituendo all'Italia una più sana e autorevole immagine politica e morale, così come le compete», scrivono, contrite, le donne cigielline calabresi che, si presume, quando vogliono farsi una cultura, accendono la tv e guardano Fabio Fazio (copyright Camillo Langone). Le sentenze della Congregazione per il rispetto della virtù e la morale sono anche efficienti, non c'è da attendere le motivazioni come in un qualsiasi tribunale dello Stato. Loro sono veloci (appunto, se non ora quando?), offrono dispositivo e motivazioni insieme, spiegando perché Elisabetta Gregoraci in Briatore non sia degna di sostituire nell'immaginario collettivo le donne in chador di Africo o San Luca: «Quello che è più grave è che la Calabria ha ragioni serie per trovare identificazioni importanti per esportare all'estero la propria migliore immagine» e «che la Regione non abbia saputo individuare un volto più autentico fra le tante bellezze rappresentative di intelligenze e saperi calabresi. Le donne della Cgil denunciano questa scelta che offende la dignità e la coscienza femminile delle donne calabresi».Eppure Elisabetta è già da qualche giorno sul set di Capo Colonna, dove interpreta il ruolo di una guida turistica che mostra i resti di un'antica villa romana. Con lei ci sono altre tre giovani e belle donne, manco a dirlo calabresi: la show girl Roberta Morise, che è di Crotone, la Miss Italia Stefania Bivone, che è di Reggio e Maria Perrusi, cosentina, che nel 2009 conquistò lo stesso scettro. Ma la Gregoraci no, è troppo per la Calabria. Lei, la signora Billionaire, invece di occuparsi del lavoro nero nella Piana di Gioia Tauro o di discutere al collettivo-donna attorno alla coltivazione delle cucurbitacee nel basso Molise, non è degna di rappresentare quella terra. Non può, e Scopelliti non deve. Si offendono nella loro dignità. Loro. di Peppe Rinaldi  

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