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Forconi, ecco chi sono e cosa vogliono

Presidi in tutta Italia fino a venerdì: stop a questa dittatura fiscale

Lucia Esposito
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giuliano zulin In Bretagna, Francia, da settimane c'è una clima da guerra civile: i berretti rossi (quasi tutti imprenditori) si sono scontrati con la polizia e hanno assaltato caselli autostradali contro l'introduzione di un'ecotassa. Da stanotte,  ma soprattutto  da domani, potrebbe accadere lo stesso in Italia. Gli annunci di «rivoluzione permanente» non lascerebbero dubbi. .  E per questo il governo è intervenuto vietando blocchi stradali e altre manifestazioni che possano danneggiare gli altri cittadini. A cominciare dalla Sicilia, dove il movimento dei Forconi - che ha già paralizzato l'isola per 5 giorni nel 2012 - è pronto ad iniziative alternative. Peccato che i blocchi annunciati siano saliti a un centinaio e la paura che la protesta scappi di mano è forte. Enrico Letta martedì sarà in Sudafrica per commemorare Nelson Mandela, ma qua, nel Paese più in crisi dell'Occidente potrebbe scoppiare il casino. Magari come a fine anni '90, quando i Cobas del latte che bloccarono Linate e spararono letame sull'autostrada A4, tra Verona e Vicenza. O magari non accadrà nulla, e tutto si limiterà a semplici presidi.  In strada, e non in piazza come farebbero i sindacati, ci sono movimenti «disorganizzati», nel senso che non sono legati a un partito o alla Camusso di turno, e nemmeno a una classica associazione di categoria: no. Oltre ai già citati Forconi siciliani e sardi, ci saranno gli agricoltori del Comitato agricoli riuniti, quelli di Azione Rurale Veneto - conosciuti come i Cobas del mais - e gli allevatori dei Cobas latte. E ancora la Life, Liberi imprenditori federalisti europei - fondati da Fabio Padovan ormai una quindicina di anni fa - e adesso ritornati in auge sulla scia dell'indipendentismo veneto. Ma soprattutto protesteranno i camionisti: fermi i Tir di Associazione italiana trasportatori, di Movimento autonomo trasportatori e di Trasportounito.  «Esiste una sola possibilità - ha dichiarato Maurizio Longo, leader del gruppo fuoriuscito qualche anno fa da Cna Trasporti - per evitare che da domani il Paese sia travolto da un choc sociale senza precedenti: il governo ci convochi e definisca subito gli strumenti attuativi delle norme che abbiamo proposto per salvaguardare le imprese italiane di autotrasporto. In caso contrario - ha aggiunto Longo - prenderemo  atto che un governo, dalla dubbia legittimità, che usa la forza anziché la ragione, non lascia altra alternativa possibile se non quella di essere affrontato in piazza». La lista di chi manifesterà poi si chiude con artigiani e commercianti. Nove dicembre, questa è stata la data scelta a fine novembre vicino a Verona da 400 piccoli imprenditori esasperati. «Vogliamo paralizzare l'Italia intera per dare vita a una rivoluzione del popolo contro l'operato dello Stato». Il loro ritornello è semplice: «Basta a tutte queste tasse, basta ai benefici illimitati dei politici parassiti, basta iniquità, cambiamo l'Italia». Il messaggio al governo Letta, ma anche al Parlamento, al capo dello Stato, alle banche e, in generale, a tutti i poteri forti, è chiaro. «L'Italia si ferma, ci hanno accompagnati alla fame, hanno distrutto l'identità di un paese, hanno annientato il futuro di intere generazioni», si legge in un volantino delle sigle promotrici in cui si afferma che «ribellarsi è un dovere “quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre”».  «I politici e le associazioni di categoria vengono a dirci che i problemi dell'Italia sono rappresentati dall'ambulante o dall'artigiano che non fanno lo scontrino fiscale»,  attacca Lucio Chiavegato presidente di Life, «ma i parassiti sono loro e noi li dobbiamo cacciare. Vengono a chiederci di fare sacrifici», aggiunge Chiavegato, «ma loro hanno stipendi e pensioni faraoniche che non si devono toccare: a tutto questo è ora di dire basta».  «Purtroppo ormai è meglio essere un delinquente che avere una partita Iva, ci dicono che viviamo in uno Stato democratico ma qui c'è una vera e propria dittatura», spiega Augusto Zaccardelli del Movimento autonomo trasportatori.  Giorgio Bissoli,   portavoce di Azione rurale: «Vogliamo le stesse regole per tutti i Paesi dell'Unione Europea, è assurdo che la soia e il mais che arrivano dall'estero sono Ogm, mentre da noi la produzione è vietata, così come i limiti di legalità delle aflatossine  riscontrabili negli Usa nel granoturco sono più alti dei nostri. Abbiamo provato», conclude Bissoli, «a sederci attorno a un tavolo e a spiegare queste cose alle istituzioni ma non abbiamo mai ottenuto risposte».  Su Internet sono ormai giorni che è partito il tam tam, tanto che in Sicilia ieri si sono registrate code ai distributori. Così com'è accaduto in Calabria. In tutta Italia circolano sms incontrollati con scritto: «Fate scorta di cibo e carburante». La protesta ufficialmente finirà venerdì, ma ci sono gruppi che minacciano azioni ad oltranza. Le forze dell'ordine - fanno sapere dal Viminale - sono mobilitate per impedire limitazioni alla libera circolazione dei cittadini e delle merci, ma anche eventuali degenerazioni violente della protesta. Allo stesso modo  - dicono dal ministero - si provvederà alla rimozione di eventuali blocchi di nodi strategici per le comunicazioni. Giusto, ma perché non si prendono precauzioni quando manifestano No Tav e centri sociali? Giuliano Zulin 

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