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Caso Kyenge, Calderoli in Senato: "Mio errore grave, ma non è razzismo"

Giulio Bucchi
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Mi sono scusato con il ministro Kyenge, ma non è razzismo". Roberto Calderoli parla in Aula al Senato e spiega perché non si è dimesso dal suo incarico di vicepresidente di Palazzo Madama. "Sarei stato pronto a lasciarmi se vi fosse stata un'ampissima maggioranza che me l'avesse chiesto, ma così non è stato", assicura il leghista, nella bufera per quel "Kyenge mi ricorda un orango" sfuggitogli sabato sera sul palco di Treviglio, ad un comizio padano. "Come già ho riconosciuto alla stampa e alla diretta interessata, preso dalle foga davanti a 1.500 persone ho commesso un errore grave, gravissimo perché ho spostato il confronto dal piano politico a quello personale", ha detto Calderoli ai colleghi. "Per questo domenica ho fatto le mie scuse al ministro che le ha subito accettate, e di questo le sono grato, avendo compreso che a frase per quanto esecrabile non voleva avere significati razziali né peggio ancora razzisti". "Oggi quelle scuse le porto a quest'aula perchè con le mie parole ho reso nocumento all'immagine dell'istituzione cui mi onoro di appartenere". "Sul mio onore vi dico che mai più attaccherò un avversario politico con parole offensive - conclude il suo intervento -, ma altrettanto vi garantisco che non farò mai sconti a un governo che consente e quasi incoraggia l'ingresso illegale nel nostro Paese". "Io ho sempre dato lealtà, lavoro e correttezza oggi chiedo al Senato stessa lealtà e la sua comprensione".

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