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Siria: sequestrato un tecnico italiano

Mario Belluomo

La vittima del sequestro è l'ingegnere Mario Belluomo, catanese: insieme a lui ci sono anche due russi. La Farnesina: "Massimo riserbo sul caso"

Matteo Legnani
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Un tecnico italiano è stato rapito in Siria, nella zona costiera di Tartus: si tratta dell'ingegnere Mario Belluomo, catanese, impiegato in un'acciaieria nell'area di Latakia. Belluomo è stato sequestrato insieme a due colleghi, che secondo alcune fonti sarebbero russi. La notizia è stata diffusa dalla Farnesina, che ha allertato l'Unità di Crisi, attivando tutti i canali necessari per intervenire in Siria.  Terzi: "Massimo riserbo" - Il ministro degli Ester, Giulio Terzi, ha annunciato di seguire il caso in prima persona: "L'incolumità del connazionale - ha sottolineato - è la nostra priorità assoluta, ed è indispensabile tenere il massimo riserbo. Anche in questo caso - ha proseguito -, in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre ambasciate e consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio.  Chiesto il riscatto - A 24 ore dal rapimento, i sequestratori dei due russi e dell'ingegner Belluomo hanno chiesto un riscatto. E' quanto ha riferito il ministero degli Esteri russo che  ha anche reso noti i nomi dei due cittadini russi rapiti, uno dei quali, secondo quanto si legge sul sito dell'agenzia Interfax, ha anche la cittadinanza siriana. Inoltre, il ministero degli Esteri russo ha raccomandato ai propri cittadini di evitare di recarsi in Siria. Aperta un'inchiesta - Sul rapimento di Mario Belluomo la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo di indagine che ha   affidato al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Il magistrato   responsabile del pool antiterrorismo sarà affiancato nelle sue indagini dai carabinieri del Ros e dalla Digos. "Confidiamo che si possa risolvere   molto rapidamente", ha detto oggi il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. "L'unità di crisi e il ministero degli Esteri e io   personalmente - ha assicurato Terzi nel corso di una conferenza stampa  congiunta con il ministro degli Affari Esteri maltese, Zammit Dimech -  stiamo seguendo minuto per minuto la vicenda". Il ministro ha poi ribadito l'impegno "a garantire   l'incolumità" dell'ostaggio ed ha detto di non voler "fornire dettagli" ulteriori sul caso. "Le famiglie sono informate, parlerò a vicenda risolta", ha concluso. I precedenti - "Dal novembre 2011 l'azione del governo, di tutte le sue strutture e in particolare dell'Unità di Crisi della Farnesina - ha ricordato il titolare della Farnesina - ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all'estero. Ricordo che due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia, grazie all'intenso lavoro e alla stretta collaborazione di tutti gli organi dello Stato. Non dimentichiamo che vi è ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo  Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l'impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero", ha spiegato ancora il ministro.   

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