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Eccovi i sindacati italianitolgono soldi ai lavoratori

I dirigenti del Comune di Cremona vogliono girare ai dipendenti 50mila euro dei propri bonus. Ma Cgil e Cisl si oppongono: no all'elemosina

Andrea Tempestini
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di Gilberto Bazoli Rifiutare un bonus solo perché è un regalo dei dirigenti del Comune. Ora però i sindacati, travolti dalle critiche, il perché del no dovranno spiegarlo, più che a chi ha fatto l'offerta, ai beneficiari: i loro iscritti. Nel pieno delle polemiche estive sui compensi dei 14 manager comunali, la giunta di Cremona aveva chiesto loro di fare un bel gesto rinunciando a una parte dell'indennità di risultato, una delle voci che compongono lo stipendio. Proposta accettata: i dirigenti hanno deciso di fare a meno di una somma complessiva di 50mila euro (in media 4-5mila euro a testa all'anno). Con l'auspicio che quei soldi, «limitatamente e in via straordinaria per il 2012», vadano a irrobustire il fondo per i premi dei 600 dipendenti comunali. Il ‘tesoretto', nel 2011, ammontava a 211.000 euro e, grazie all'insperata aggiunta, sarebbe lievitato di un quarto. Con quella donazione, ogni lavoratore avrebbe avuto in busta paga 83 euro in più all'anno. Ma, come si dice, il condizionale è d'obbligo perché i sindacati si oppongono. A partire dalla Cgil. «Se la gratificazione è con la g maiuscola, va bene; se invece è un'elemosina, se la possono tenere», Giorgio Salami, che è anche coordinatore della Rsu del Comune, spiega così il gran rifiuto. Sulle barricate anche la Cisl e Vincenzo Tarallo. «La proposta dei dirigenti non è fattibile. C'è incompatibilità nel passaggio di risorse dal loro fondo a quello del personale. Tutta questa pubblicità è solo uno specchietto per le allodole». L'unica voce fuori dal coro è quella della Uil e di Mario Penci. «I soldi, in generale, sono pochissimi» e quelli per i premi dei lavoratori «fanno piangere, diminuiscono sempre di più. In questo momento fa comodo tutto, pure quella piccola somma. Anche se i dirigenti avrebbero potuto rinunciare a molto, molto di più più». La levata di scudi dei confederali ha colto di sorpresa Mario Vescovi, presidente della Dircom (il sindacato dei dirigenti) e dirigente pure lui, il firmatario della lettera in cui si annunciava l'offerta. «Reazioni incomprensibili, puerili, dure, cattive. In un momento di crisi ognuno deve fare la sua parte e noi ci siamo detti: facciamola anche noi riducendoci lo stipendio. Dopo di che abbiamo proposto di devolvere quella somma per il fondo dei dipendenti». Da parte di Vescovi e degli altri «nessuna intenzione di fare l'elemosina. Era solo un piccolo sforzo a beneficio dei nostri collaboratori». Se al vertice della piramide comunale ci si stupisce per lo sdegnoso diniego sindacale, alla base se ne capisce ancor meno il perché. È un coro. Giuseppe, addetto al verde: «Quei soldi bisogna beccarli, punto e basta». Adolfo, impiegato: «Con i tempi che corrono, tutto fa comodo». Colomba, inserviente: «In momenti come questi si accetta anche l'elemosina». Un loro collega, messo in Provincia e consigliere comunale, Roberto Gandolfi, è invidioso: «Magari i nostri dirigenti avessero fatto altrettanto». Con il problema, però, che i sindacati sono gli stessi anche lì.

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