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Sul caso Napolitano-Palermo il Fatto rimane fregato dagli spifferi della Corte. E rosica

Titolo in prima: "La Consulta spiffera: Ha ragione Napolitano". Il verdetto deluderebbe i pm di Palermo e il Fatto Quotidiano. Il contrappasso: il giornale delle toghe stavolta è rimasto fregato dai boatos della Corte costituzionale

Giulio Bucchi
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Chi di spifferi delle Procure ferisce, di spifferi perisce. E non può neppure prendersela troppo. Il Fatto Quotidiano oggi dedica la prima pagina alle indiscrezioni provenienti dalla Corte Costituzionale chiamata tra sei giorni a giudicare sull'ammissibilità del conflitto di attribuzione sollevato dal presidente della Repubblica contro la Procura di Palermo. "La consulta spiffera: Ha ragione Napolitano", è il titolone che tradisce la delusione di Antonio Padellaro e Marco Travaglio. Il perché è presto detto: sul caso della telefonata intercettata tra l'ex ministro Nicola Mancino e Giorgio Napolitano dai pm palermitani che indagano sulla presunta trattativa tra Stato e mafia il quotidiano più manettaro che c'è non solo ha messo in piedi una battaglia d'opinione senza esclusione di colpi, picchiando duro il Quirinale e i giornali (soprattutto Repubblica) che hanno difeso le prerogative istituzionali di Napolitano. Soprattutto, sul conflitto Colle-Palermo Travaglio e Padellaro hanno scommesso molto dal punto di vista editoriale, con tanto di petizioni e una battaglia quotidiana nelle edicole con Unità e soprattutto, come detto, Repubblica. In ballo ci sono migliaia di copie e anche per questo sarà grande la delusione se la Corte Costituzionale accoglierà la richiesta di Napolitano (che chiede, da Costituzionale, la distruzione di ogni intercettazione che riguardi il presidente della Repubblica). Da qui quell'amaro "La Consulta spiffera". Formula surreale, perché usata dal quotidiano che sulle spifferate di giudici, toghe e pm in questi anni ha costruito una piccola fortuna.

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