Il colmo per Gianfry? Il democratico Renzi riesce dove lui ha fallito
Nel 2010 il leader di Fli ha rotto con Berlusconi per troppa ingordigia. Voleva tutto e subito e ora è sparito, mentre i delusi del centrodestra cercano l'erede del Cav... a sinistra
Come conquistare gli elettori delusi del Pdl? Quello che non è riuscito a Gianfranco Fini potrebbe riuscire a Matteo Renzi, un democratico. Atipico, ma pur sempre del Pd. E' l'ultimo colmo per Gianfranco, che due anni dopo la rottura traumatica con Silvio Berlusconi ha perso ogni possibilità di guidare il centrodestra. Per insofferenza e impazienza, si disse già al tempo della fuoriuscita dal Pdl. Fini non sopportava l'idea di restare nell'ombra del Cavaliere ancora per tre anni e decise di accelerare la crisi, nella convinzione di decretare la fine politica di Berlusconi ed ereditarne voti, consensi, partito. Mai scelta fu più scellerata. Per molti elettori il presidente della Camera è diventato automaticamente un traditore e, peggio, un campione della vecchia politica, quella che briga, trama, spiffera. Fini aveva scelto Pierferdinando Casini come compagno di viaggio, uno che quanto a brigare, tramare e spifferare probabilmente è in grado di dare lezioni anche a lui. Risultato: Gianfry risucchiato nel vortice centrista e finito nel cono d'ombra dell'Udc, con Futuro e libertà sempre più progetto a perdere. Voleva essere un leader d'area, ma sondaggi alla mano l'ex segretario di An è oggi tuttalpiù un leader da pianerottolo: Fil al 2% e un peso politico pari a quello dell'Api di Francesco Rutelli, cui Fini è legato da paralleli destini. I delfini, gli aspiranti premier fregati da ambizione e incapacità di leggere gli eventi. Perché Fini, in effetti, sulla crisi del Pdl ci aveva visto giusto: peccato che un anno dopo la rottura lui non fosse più lì a raccogliere cocci e metterli insieme. Al suo posto è arrivato Angelino Alfano, che dopo pochi mesi ha dovuto farsi da parte per lasciar spazio all'eterno Silvio. Con Fini nel Pdl, il governo invece sarebbe quasi sicuramente arrivato al 2013 o in ogni caso la successione da Berlusconi al cofondatore sarebbe stata, di fatto, naturale. In posizione di forza, Fini avrebbe poi potuto gestire alleanze con Casini, Passera, Montezemolo. Fare politica col senno di poi è, a tutti gli effetti, fantapolitica. Ma chi si sarebbe immaginato, nel 2010, che il nome in grado di unire più di tutti i consensi dei delusi del Pdl sarebbe stato quello di un sindaco democratico di Firenze?