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"Il sistema" lombardo e "quelle delibere" Uno degli arrestati contro Formigoni

Interrogato Gianfranco Mozzali, legale rappresentante di una società vicina alla Fondazione Maugeri

Eliana Giusto
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“Se fosse cambiata la giunta, la Maugeri avrebbe potuto perdere tutti i benefici riconosciuti”. Lo ha dichiarato ai pm titolari dell'inchiesta per corruzione aggravata a carico del presidente della Regione Roberto Formigoni sulla Maugeri, Gianfranco Mozzali, legale rappresentante di una società vicina alla Fondazione e collaboratore dell'ex direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passerino e con questi arrestato lo scorso 13 aprile insieme anche all'ex presidente Umberto Maugeri, l'ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone e altri indagati con le accuse di associazione per delinquere aggravata dal carattere transnazionale e finalizzata al riciclaggio, alle appropriazioni indebite per un totale di 56 milioni di euro, frodi fiscali ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Daccò - Con queste parole Maugeri ha inteso spiegare il “sistema (...) consolidato” degli stanziamenti regionali a favore della Fondazione, nonché “l'aumento significativo” nel corso degli anni “negli importi complessivamente riconosciuti ed erogati dalla Regione Lombardia a favore di Fondazione Maugeri”, a suo avviso “dovuto senz'altro all'azione di Daccò”. Ovvero Pierangelo Daccò, l'uomo d'affari già coinvolto per associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta nel procedimento sul San Raffaele e raggiunto ad aprile in carcere da una nuova ordinanza d'arresto. Secondo Mozzali, “qualsiasi erogazione dalla Regione alla Fondazione passava attraverso un pagamento a Daccò”, che si è sempre difeso sostenendo di essere un consulente ricompensato per la sua attività di lobby in Lombardia. Le delibere - Una settimana prima del suo arresto per la bancarotta del San Raffaele, Pierangelo Daccò “ha detto a Passerino il quale era preoccupatissimo, di stare tranquillo in quanto lui aveva sistemato i suoi conti in modo tale che non risultassero uscite verso politici o funzionari pubblici e che il denaro rimaneva nella sua disponibilità”. Inoltre in relazione alla posizione di Formigoni, secondo Mozzali Passerino “con Daccò usava un linguaggio più 'disinvolto', nel senso che spesso mi riferiva di avergli detto di 'darsi da fare col suo presidente' e che si 'desse una mossa' a fare quello che lui chiedeva''. “È anche capitato in alcuni casi, di elaborare delle ipotesi di delibera, nel senso che calcolavamo il risultato che la Fondazione avrebbe raggiunto qualora fossero stati recepiti determinati parametri dalle delibere regionali''. La replica - Ribatte secco Formigoni in una nota: "Per quanto riguarda il presidente Roberto Formigoni e la Regione Lombardia, gli scenari dipinti dal signor Mozzali - ad essi del tutto sconosciuto - sono privi di qualsiasi fondamento".  

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