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Un nuovo spettro sull'Europa:la democrazia a pagamento

I soldi della Bce condizioneranno il voto nei Paesi in crisi. E i virtuosi che non vogliono coprire i buchi degli altri ora minacciano la secessione

Andrea Tempestini
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  "La crisi finanziaria è di fatto terminata. Ci sono analisti che prevedono un vero e proprio rally della Borsa, addirittura spingendo Piazza Affari a 40mila punti nei prossimi tre anni, contro i 16.300 di ieri. Tutto merito della montagna di denaro a basso costo uscito dalla casse di Bce e Fed che porterà le banche e gli investitori a tornare sul mercato azionario, visto che quello obbligazionario (Btp e dintorni) diventerà off limits, pena andare contro il bazooka di Mario Draghi. Certo è che tutto ha un prezzo. In parte pagheremo questa nuova bolla, stavolta rialzista, con un aumento dell'inflazione (speculeranno anche sulle materie prime, ovviamente). In parte pagheremo con il voto. Nel senso che le elezioni costeranno caro: avranno un prezzo. Se vorremo scegliere liberamente il premier e i parlamentari, a presicendere dalla legge elettorale, dovremo fare i conti con il fiscal compact, l'Esm, le condizioni della Bce, la percezione dei mercati, il parere degli altri capi di governo della Ue", spiega Giuliano Zulin su Libero in edicola oggi. Sull'Europa si allunga un nuovo spettro: quello della democrazia a pagamento. I soldi della Bce, infatti, condizioneranno il voto nei Paesi in crisi. E i virtuosi che non vogliono coprire i buchi altrui - come Baviera, Catalogna, Lombardia e Veneto -, messi all'angolo, minacciano la secessione. Chi ha i conti a posto, infatti, non vuole essere governato dai tecnocrati e si batte per la sua libertà (e presto gli Stati europei potrebbero non essere più quelli di adesso). Leggi l'analisi di Giuliano Zulin su Libero in edicola oggi, giovedì 13 settembre  

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