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L'accusa di Martelli: "Ha piegato la testa alla mafia. E Amato ha mentito"

L'ex ministro della Giustizia in Commissione antimafia: "L'ex presidente era il regista della trattativa, decise lui e non Giuliano di sostituire me e gli altri funzionari più attivi nella lotta contro Cosa Nostra"

Giulio Bucchi
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Oscar Luigi Scalfaro era il dominus della trattativa tra lo Stato e la mafia. Ad accusare l'ex presidente della Repubblica è stato Claudio Martelli, ministro della Giustizia tra il 1991 e il 1993, il drammatico periodo della stragi mafiose e dei ricatti di Cosa Nostra. Ascoltato dalla Commissione bicamerale Antimafia, Martelli ha rilanciato la teoria della "regia" di Scalfaro, morto lo scorso 29 gennaio, nella presunta trattativa su cui sta indagando la Procura di Palermo. "Il fine - ha detto l'ex esponente socialista in Commissione  - era quello di tagliare l'area dello Stato più attiva nell'offensiva contro Cosa Nostra. Colpendo Martelli, Scotti (Vincenzo Scotti, all'epoca ministro dell'Interno, ndr) e successivamente anche Nicolò Amato, responsabile dell'Amministrazione penitenziaria". L'ex guardasigilli Martelli arriva anche a dare del "bugiardo" all'ex premier e compagno di partito Giuliano Amato che lunedì, ascoltato in Commissione, aveva dichiarato di aver scelto personalmente il successore al Ministero della Giustizia Conso. "E' una bugia - ha detto Martelli - perché Conso è stato scelto da Scalfaro. Così come lo stesso Amato è stato scelto da Scalfaro, Mancino e la sostituzione di Nicolò Amato con Capriotti". L'accusa di Martelli è in generale ai vertici dello Stato in quel tragico 1992: "C'è una responsabilità politica - ha concluso l'ex ministro - e l'ha spiegato anche Conso nella sua audizione. Si voleva assecondare l'area moderata di Cosa Nostra per far terminare le stragi e questo togliendo di mezzo quei politici che avevano esagerato nella loro fermezza contro Cosa Nostra. C'è una responsabilità politica e se poi ci sono dei risvolti penali spetta ai magistrati provarlo". 

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