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Comunisti e articolo 18, Bersani rompe con Vendola

Nichi presenta il referendum insieme a Ferrero, Cobas e Di Pietro. Pier furioso: "Se vinciamo si dovrà adeguare a un altro stile". Il segretario vira al centro per inseguire Renzi

Giulio Bucchi
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Dalla foto di Vasto a quella "del Palazzaccio", dal tris con Di Pietro e Bersani al ritratto di gruppo a Roma con Ferrero, Diliberto, Bonelli, Cobas. E Di Pietro. Una mattinata è bastata a Nichi Vendola per far scendere il gelo sul Partito democratico e far infuriare Pierluigi Bersani. Una mattinata di protesta contro la Fornero e la riforma del lavoro varata dal governo Monti, con la presentazione in Cassazione del referendum per ripristinare l'articolo 18 "originale". "C'è aria di primarie del centrosinistra, bisogna capirlo", sussurrano ambienti vicini al segretario Pd, cercando di ricucire lo strappo. Ma Bersani è furioso: "Se vinciamo, Nichi dovrà adeguarsi a un altro stile e a gestire le controversie nella maggioranza in maniera diversa". Bersani sulla graticola - Per ora il progetto di alleanza prosegue, anche se verranno tempi difficili: a in autunno si voterà per stabilire il candidato premier del centrosinistra, Pierluigi è il favoritissimo ma parte in posizione psicologicamente difficile. Vincerà, ma dovrà non rompere né con Vendola né soprattutto con Matteo Renzi, che rappresenta l'ala moderata dei democratici e sta conquistando sempre più i favori non tanto degli elettori storici quanto di quelli occasionali, gli indecisi. E con un Pd in leggera caduta nei sondaggi, Bersani sa bene che la partita si gioca su quei voti "apolitici", non tanto alle primarie quanto alle urne nel 2013. Per questo motivo il segretario si sta sforzando di tenere una linea moderata e "di garanzia". Primarie decisive - Non vuole rompere con la linea montiana più per coprirsi le spalle e non alienarsi le simpatie di chi conta (opinione pubblica europea, finanza) che per reale convinzione. La campagna elettorale concede qualche sbandamento (quel "No al governo delle banche" gridato al comizio finale della Festa democratica, domenica, suonava molto vendoliano) ma in generale vince la continuità. L'esempio viene proprio dal commento di molti papaveri democratici all'iniziativa di Nichi e della sinistra radicale di ieri, sull'articolo 18: "Così si mette a rischio l'alleanza", hanno tuonato in tanti, mentre Rosy Bindi ha già annunciato: "Proporre ora un referendum sull'articolo 18 è un grave errore, io non lo firmerò". Si tratta di capire chi avrà più forza tra la Bindi, Boccia, Letta e i nostalgici della sinistra dura e pura: appuntamento alle primarie.

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