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Casini lo brucia, gelo nel Fli e lui rinuncia al comizio di Mirabello

Futuro nero per Gianfranco: va alla festa futurista senza entusiasmo, parla solo coi giornalisti. In due anni ha perso tutto il credito che sperava di aver guadaganto

Giulio Bucchi
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Due anni in politica sono un'eternità. In due anni si possono bruciare carriere, speranze, fiducia. Basta guardare Gianfranco Fini: nel 2010, a Mirabello, il popolo del nascente Futuro e Libertà lo aveva seguito nell'addio al Pdl, credendolo il nuovo Messia della Destra, l'anti-Berlusconi in grado di dare una casa a liberali scontenti, moderati delusi, magari pure ex missini ammorbiditi. Mirabello, 2012: con Fli fuori dai giochi della grande politica, Casini che in contemporanea arringa la famiglia dell'Udc a Chianciano promettendo mari e... Monti, il panorama che circonda Gianfranco è se possibile ancora più triste, malinconico. Fini è ancora presidente della Camera, ma è un leader svuotato. Sabato ha partecipato alla festa dei centristi mendicando un po' di spazio nel futuro progetto di Pierferdy, e domenica ha rinunciato a parlare in pubblico davanti ai sempre più sparuti militanti futuristi. Fini ha preferito svicolare: niente confronto con il suo popolo, troppo alto il rischio di beccarsi se non fischi almeno reazioni gelide. Parlando con i giornalisti, ha rilasciato dichiarazioni non proprio roboanti né particolarmente incoraggianti: "Quando dicemmo 'inizia una traversata del deserto' sapevamo quanto sarebbe stato difficile", ammette senza accennare che ad oggi Futuro e Libertà difficilmente guadagnerebbe più del 2% dei voti, un suicidio politico. Appuntamento ad Arezzo - "Sarò doverosamente alla testa di coloro che in questi mesi hanno dato vita sul territorio a Futuro e libertà e mi scuso se non l'ho potuto fare in precedenza per evidenti ragioni", ha aggiunto ancora accennando al fatto che dal 2013 non sarà più presidente della Camera. L'impressione, a giudicare anche dal clima fiacco e pessimista che si respira alla festa futurista nel Ferrarese, è che non basterà l'impegno personale e il ruolo ritrovato di leader: quelle carte erano da giocare subito, ma nella lotta parlamentare e nei delicati equilibri del dopo Berlusconi Gianfranco ha preferito mantenere un profilo alto, da statista, pensando più alla poltrona di Montecitorio che all'organizzazione del partito. E mentre i suoi colonnelli, da Bocchino a Granata, sembrano veleggiare altri lidi, Fini si ritrova improvvisamente solo. Il 30 settembre ad Arezzo ci sarà "I mille per l'Italia", quella che dovrebbe essere l'assemblea costituente di Fli. Troppo tardi, dopo due anni buttati.

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