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"Per Yara la pista giustaera quella del marocchino"

Yara Gambirasio

Parla il capo del nucleo investigativo: "Bisognava insistere su Fikri. La verità sul delitto della ragazzina? E' tutta scritta nel cantiere"

Andrea Tempestini
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di Antonella Luppoli Giovanni Mura, 44 anni, il capo del Nucleo Investigativo di Bergamo da sei anni, è stato trasferito a Parma. Il 16 settembre inizierà a prestare il suo servizio in Emilia Romagna. Il carabiniere -nell'Arma da 23 anni - porterà con sè la soddisfazione per aver risolto numerosi intricati casi, come ad esempio: quelli di Maria Grazia Pezzoli, a Vertova, e di Mario Gaspani, a Boltiere.  Ma un filo di tristezza gli appanna il viso se si parla dell'omicidio di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa il 26 novembre del 2010 all'uscita della palestra di Brembate. «Ho cercato Yara come se fosse mia figlia, ho una ragazzina che ha la sua stessa età». Ha condotto le indagini per circa due anni. Queste però non hanno permesso - ancora oggi - di individuare un colpevole. E il 26 settembre prossimo il giudice deciderà se archiviare il caso, come chiesto dal pubblico ministero. Il giallo - nonostante le numerose analisi e l'utilizzo di sofisticati mezzi scientifici di ricerca - non è stato mai risolto. Solo un indagato: il magrebino Mohamed Fikri. Ma anche intorno a lui ruotano numerosi punti interrogativi. Prima di andar via da Bergamo, il capitano Mura dice la sua, senza svelare nessuna informazione coperta dal segreto istruttorio. «Le indagini hanno portato a lui e resta l'unico indagato, il giudice sa il fatto suo e deciderà di conseguenza», dice il capitano. Ma sulla posizione di Fikri pesano degli errori di traduzione. «Errori? Non lo so. Era stato fermato sulla scorta della traduzione di tre interpreti di lingua araba che avevamo scelto dagli elenchi della Procura. Per Yara non si poteva che individuare i migliori, gli stessi che sono stati utili per indagini, per esempio, sulla droga», continua il militare.  Quindi l'unica pista plausibile, secondo Mura, resta quella del cantiere. Anche se Yara era nel campo del Chignolo - dove è stata poi ritrovata - dal primo giorno in cui nessuno aveva più sue notizie. A questo proposito il capitano sostiene: «Possibile, però, che cani ritenuti attendibili sbaglino? Lì sono passate molte persone, non solo gli operai che ci lavoravano».  Nel cantiere potrebbe anche soltanto essere passato un mezzo che ha caricato Yara poco prima, oppure una persona che con lei aveva avuto a che fare poco prima». Bisogna quindi solo sperare che il caso possa chiudersi con l'arresto dell'assassino. È doveroso, soprattutto nei confronti dei genitori. «Il mio dispiacere è nei confronti della famiglia. Tante volte li ho ammirati per la forza che hanno avuto nell'affrontare il dramma. Spesso sono stati loro stessi a motivarci per continuare le ricerche», dice Mura. Infine conclude: «Ho chiesto ai signori Gambirasio dove trovassero il coraggio di andare avanti e mi hanno risposto che hanno altri figli. Per questo non possono permettersi di crollare».

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