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Lo spaccone Renzi contro le cariatidi del Pd

Giampiero Mughini

Matteo sarebbe poca cosa se non gli facessero la guerra, ma in quel partito pare un gigante

Andrea Tempestini
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  "Fenomeno massmediatico e simbolicamente rilevante ancor prima che fenomeno politico, il Matteo Renzi che si avventa sulle primarie del Pd pur contrastatissimo dalla nomenklatura del partito non è certo la causa di quanto l'odierno Pd sia sofferente. Ne è il sintomo più strabiliante, il sintomo di una sfrantumazione di quel partito, della sua storia e delle sue culture portanti. E non va bene quel che provocatoriamente suggeriva Marco Gorra sul Libero di ieri. L'invito a Renzi di farsi «candidato» della destra anziché di una sinistra in cui sono così tanti a odiarlo. Con tutti i suoi limiti, il sindaco di Firenze è un caso politico finché emerge a sinistra e prende i voti di una parte della sinistra e rompe le balle alle istituzioni mentali della sinistra quali si sono mummificate nei trent'anni del post-Enrico Berlinguer. Renzi si allontanasse da questo suo terreno nativo e originale, l'indomani sarebbe politicamente bello e morto", commenta Giampiero Mughini su Libero in edicola oggi. Il punto è che il gioco è facile, e i personaggi semplici da inquadrare. Da una parte c'è uno spaccone (Renzi) e dall'altra (dello stesso partito, il Pd) le cariatidi. E secondo Mughini, il Matteo rottamatore sarebbe poca cosa se non gli facessero la guerra. Ed è anche per questo motivo che in quel partito, il Pd, Renzi appare come un gigante. Leggi il commento di Giampiero Mughini su Libero in edicola oggi, venerdì 7 settembre  

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