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Fornero flop:primo licenziato,prima causa

La Cisl "tradisce" la ministra, impugnando il licenziamento per motivi economici di una dipendente del colosso cinese Hauwei

Matteo Legnani
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Nelle settore delle telecomunicazioni, e per la precisione alla cinese Huawei, arriva il primo licenziamento per motivi economici, previsto dalla riforma Fornero. Ma arriva anche la prima causa. Come avevano anticipato molti giuslavoristi indipendenti, la flessibilità in uscita  riscritta dalla legge approvata la scorsa primavera non semplifica le procedure per i licenziamenti. Né evita che si produca un contenzioso destinato a finire in tribunale. Anzi, come temevano in molti, il lavoro per avvocati e giudici rischia addirittura di aumentare. Ecco i fatti. La  Huawei Technologies, controllata del colosso cinese delle tlc che nel nostro Paese ha rilevato fra l'altro  le attività e i lavoratori del network di Fastweb, ha notificato a una dipendente il licenziamento per motivi economici. Lo prevede la  riforma, avrà pensato il management della società, perché non servirsene? Il perché viene chiarito dalle dichiarazioni di Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel-Cisl: «La società cinese ha comunicato il licenziamento a una lavoratrice. Il provvedimento è di una gravità inaudita perché la ricca Huawei è una società in crescita sia come business, sia come livelli occupazionali nel nostro Paese  e non può utilizzare la legge Fornero per sbarazzarsi dei lavoratori indesiderati». In più, sempre secondo Serao, «la decisione è un pericoloso precedente nel settore delle telecomunicazioni dove gran parte delle aziende sta vivendo una difficile crisi industriale e nonostante ciò, insieme al sindacato, sta salvaguardando con accordi i livelli occupazionali in attesa della ripresa del mercato». Con tutta probabilità, visto che per ora non c'è alcuna conferma da parte dell'azienda, la dipendente licenziata operava in una divisione particolarmente colpita dalla crisi. Ed è per questo che la Huawei deve aver deciso di tagliare la sua posizione. Eventualità prevista proprio dalla disciplina del lavoro riformata dalla Fornero.  Provvedimento respinto al mittente, tuttavia, dal sindacato. La  Fistel-Cisl, chiarisce Serao, «ha dato piena disponibilità alla lavoratrice per impugnare il licenziamento perché ritiene che nemmeno nella più estensiva interpretazione della legge ricorrono le condizioni per chiudere il rapporto di lavoro». E non è finita qui. Per Serao «la decisione della Huawei compromette irrimediabilmente il rapporto relazionale con il sindacato anche per il futuro e questo ci fa ritenere che sia un partner pericoloso per le aziende e per i lavoratori del settore». Un giudizio pesantissimo che va ben oltre l'aspetto della tutela dei diritti di chi lavora. Ma se un sindacalista come Serao che ci dicono sia tutto fuorché un pasdaran del posto ad ogni costo, arriva a fare queste affermazioni, il segnale è chiaro: chi si aspetta una svolta epocale dalla riforma della professoressa torinese, probabilmente andrà incontro a una forte delusione. di Attilio Barbieri

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