Travaglio processa NapolitanoSulle intercettazioni è come Berlusconi
Il vicedirettore del Fatto analizza il ricorso del Quirinale alla Consulta e ne evidenzia i limiti
Marco Travaglio contro Giorgio Napolitano sul caso delle intercettazioni. Il vicedirettore del Fatto Quotidiano, in un lungo articolo in edicola oggi, mercoledì 5 settembre, analizza il ricorso presentato dall'Avvocatura di Stato davanti alla Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sul conflitto di attribuzioni della Procura di Palermo. Travaglio passa in rassegna numerosi passaggi del ricorso evidenziando molti autogol degli avvocati pubblici del Presidente. L'autogol degli avvocati dello Stato "L'Avvocatura impiega pagine e pagine per dimostrare che, nelle telefonate col privato cittadino Nicola Mancino, il Presidente stava esercitando le sue funzioni di Capo dello Stato: sforzo del tutto encomiabile ma del tutto vano visto che il distinguo tra attività funzionali ed extrafunzionali potrebbero riguardare le intercettazioni dirette, non quelle indirette", scrive Travaglio che sottolinea come le intercettazioni in questione siono indirette, nel senso che i pm sono in qualche modo "inciampati" nella registrazione delle telefonate di Napolitano. Il vicedirettore sottolinea che proprio su questo punto gli avvocati dello Stato commetttono un autogol in quanto per stabilire se una telefonata rientri nelle funzioni presidenziali oppure no bisogna ascoltarla, cosa che la Procura di Palermo ha fatto per poter stabilire la rilevanza penale e, proprio quello che per l'Avvocatura costituisce una lesione delle funzioni del Presidente. Come Berlusconi Travaglio cita Silvio Berlusconi e la sua "interpretazionme estensiva" delle funzion del premier e ricorda il caso delle telefonate alla Questura di Milano per far rilasciare la marocchina Ruby fermata per furto ma sottolinea, invece, come le funzioni del Presidente della Repubblica siano in realtà molto ben circoscritte e definite dalla Costituzione. Quindi, tutto il resto estraneo alle funzioni, non è coperto da immunuità. Insomma, il apo dello Stato non gode di un'immunità totale ma essa è circoscritta agli atti che compie nell'esercizio delle sue funzioni. Travaglio ricordaa il precedente di Francesco Cossiga che sollevò un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta perché fu processato per diffamazione in relazioni ad alcuni pesanti apprezzamenti detti davanti ai giornalisti durante un viaggio aereo. In quella circostanza la Consulta si pronunciò per l'inesistenza del conflitto spiegando in pratica che non tutto ciò che dice l'inquilino del Quirinale sia coperto da immunuità, ma sono gli stessi magistrati che debbono valutare caso per caso. Ma per farlo debbono poter ascoltare le dichiarazioni (o le telefonate). Cosa che la Procura ha dovuto fare prima di giudicare le frasi stesse penalmente irrilevanti. Arti divinatorie Nello stesso ricorso, inoltre, c'è scritto che "il divieto di intercettazione riguarda anche le intercettazioni indirette o casuali comunque effettuate mentre il presidente della Repubblica è in carica", ma obietta Travaglio come potrvano i giudici palermitani prevedere, al momento della richiesta di intercettare una determinata utenza, che l'intestatario di quel telefono chiami proprio il Presidente o venga da lui chiamato?