Vietato criticare NapolitanoSe lo "tocchi" vai a giudizio
Alla sbarra Ciarrapico e il direttore di "Oggi Nuovo Molise": avanzarono il sospetto che Re Giorgio avesse ritardato il funerale dei soldati uccisi a Kabul
Criticare Giorgio Napolitano? Vietato. Anzi, vietatissimo. Il Colle ha "mietuto" le ultime due vittime di una lunga serie. Si tratta del senatore del Pdl, Giuseppe Ciarrapico, e del direttore del quotidiano Oggi Nuovo Molise, Paolo Gianlorenzo. I due, come riporta Dagospia, sono finiti alla sbarra per un articolo (dal titolo: "L'onore dell'Italia ai parà assassinati") sulla visita in Giappone del Presidente della Repubblica nel 2009, quando il Belpaese fu scosso dall'attacco terroristico a Kabul, in Afghanistan, dove morirono sei soldati italiani. I due, spiega la Procura di Campobasso nell'avviso di conclusione delle indagini, avrebbero offeso "l'onore e il prestigio del Presidente della Repubblica. Le motivazioni - Ma che cosa era successo, in quel settembre del 2009? Napolitano, dopo la strage, ipotizzò un immediato rientro in Italia, mentre poi preferì proseguire la visita in Oriente, che comprendeva anche un pranzo con l'imperatore Akihito. Ciarrapico e Gianlorenzo, che risponde di omesso controllo, si permisero di sospettare che "il Capo dello Stato avesse ritardato il solenne impegno istituzionale, relativo all'accoglienza delle salme, per trattenersi in Giappone per occasioni conviviali" e per aver affermato "falsamente e con maliziosa e malcelata perfidia che il rientro delle salme dei sei militari italiani rimasti uccisi in un attentato a Kabul sarebbe stato differito per consentire al Presidente di completare il programma della propria visita in Giappone con appuntamenti futili conditi da occasioni conviviali, dal gusto della ristorazione etnica giapponese e della cucina italiana esportata in Giappone e da spettacoli musicali", spiega la Procura. Caso chiuso? No... - Quando rientrò in Italia, Napolitano accolse i feretri all'aeroporto e prese parte ai funerali. lo Stato maggiore della Difesa chiarì che il ritardo nel trasferimento era dovuto a problemi burocratici. Il caso, insomma, pareva chiuso. Invece no, perché tre anni dopo la Procura ha deciso di sottoporre a giudizio il parlamentare e il giornalista che si permisero di criticare come fu gestita la vicenda e la tempistica del viaggio dell'inquilino del Colle. Per inciso, come ricorda Dagospia, a rendere ancor più strampalata la vicenda, c'è il fatto che appena un mese dopo quella polemica lo stesso Napolitano annunciò che non si sarebbe opposto all'abrogazione del reato di vilipendio. Nel mirino delle procure - La lista di chi è stato indagato per aver criticato il Colle è lunga. Per primo il direttore di Libero, Maurizo Belpietro, al centro di due inchieste per aver "toccato" il Colle (con una vignetta e con un articolo). Nel mirino delle procure anche l'ex governatore del Lazio, Francesco Storace, e Umberto Bossi (che fu assolto dal tribunale di Milano per alcuni giudizi espressi su Oscar Luigi Scalfaro). La lista è ancora lunga: tra gli altri ci sono Silvio Berlusconi, Cesare Previti, Giuliano Ferrara e Antonio Di Pietro.