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Battere Equitalia si può:il corso di autodifesa

Andrea Tempestini
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Premessa: non vogliamo creare false illusioni. Tuttavia, quando ci si imbatte in un avviso di accertamento o in una cartella esattoriale, non è il caso di gettarsi subito la croce addosso. Il fisco, insomma, si può battere (nel senso buono del termine, altrimenti veniamo tacciati di essere eversivi, e non è il caso). Perché ci saranno certamente gli evasori (ed è giusto farli pagare fino all'ultimo centesimo di euro) che violano la legge più o meno sistematicamente. Ma  la cosiddetta amministrazione finanziaria non è da meno: nel senso che qualche “falla” si trova pure nell'azione, nei documenti e negli atti ufficiali degli sceriffi delle tasse, vuoi che siano funzionari dell'agenzia delle Entrate vuoi addetti di Equitalia.  Nessuna polemica, per carità.  Visto il periodo di crisi, meglio attrezzarsi. Perché è probabile che se il fisco bussa alla porta, di questi tempi, il saldo sul conto corrente è prossimo allo «zero» (se non è addirittura in rosso). Del resto, Stato ed enti locali hanno pesantemente affondato le mani nelle tasche degli italiani negli scorsi mesi: dall'imu sulle abitazioni alle accise sulla benzina alle addizionali locali sull'irpef, di denaro  ne resta sempre meno. Certo, pure le casse dell'Erario piangono ed è probabile che, proprio per cercare di far quadrare i traballanti conti pubblici (il debito sfiora la soglia psicologica dei 2mila miliardi di euro), l'amministrazione forzi la mano coi controlli e con gli accertamenti tributari. Di qui, forse, gli errori e i disguidi tecnici che aprono le porte ai ricorsi contro le tasse ingiuste e dare scacco agli esattori.  Grazie soprattutto all'archivio di Federcontribuenti Lombardia, abbiamo ricostruito una mappa di alcune, clamorose vicende vissute  dai contribuenti italiani (sia cittadini sia imprese) che hanno messo all'angolo il fisco. Il presidente dell'associazione, Mario Morini, però, avverte: «Ci vuole prudenza, noi diamo aiuto a tutti, ma non sempre si riesce a vincere».  In ogni caso, gli svarioni del fisco non sono pochi e la speranza di poter stracciare un avviso di accertamento o di buttare nel cestino una cartella esattoriale c'è. Eccome. Errori di notifica degli atti, calcolo degli interessi di mora non corretti, studi di settore sballati, pignoramenti illegittimi, multe automobilistiche prescritte e ganasce fiscali irregolari, cartelle pazze con uno «zero» di troppo, ipoteche fuorilegge, codice fiscale sbagliato. Questi i contenziosi di maggior interesse segnalati dal ramo lombardo di Federcontribuenti. Notifica degli atti irregolare.  Siamo a Milano. L'amministratore delegato di un'azienda riceve una cartella esattoriale da 300mila  euro. E subito salta all'occhio la «magagna» del fisco. L'atto è stato spedito dagli uffici tributari  per posta ordinaria. Scatta immediatamente l'opposizione perché serve un messo comunale o un ufficiale giudiziario. Oppure una raccomandata. «In questo tipo di casi» spiega l'avvocato Morini «ci sono 4-5 importanti sentenze della Corte di cassazione a supporto della difesa». Calcolo degli interessi  non corretti.  La questione coinvolge un altro imprenditore lombardo, stavolta della provincia di Brescia. Il quale, dopo aver commissionato a esperti del settore una perizia sugli interessi indicati in una cartella esattoriale relativa  a imposte societarie non versate regolarmente, ha scoperto che i calcoli non erano corretti. E ovviamente l'errore, come successivamente certificato dalla Commissione tributaria locale che ha rettificato gli importi, pendeva dalla parte dello Stato.   Studi di settore sballati. Un artigiano lombardo, titolare di una  ditta di computer, riceve in sequenza un avviso di accertamento e poi pure la cartella firmata Equitalia. La partita vale ben 66mila euro: una cifra spropositata rispetto al suo giro d'affari e ottenuta per “colpa” degli studi di settore sballati. Attraverso  un articolato ricorso ha ottenuto l'annullamento totale della pretesa tributaria.  Pignoramento illegittimo. Ci spostiamo a  Bologna, dove un costruttore ha dovuto fare i conti con un pignorano di alcuni immobili per un paio di milioni di euro. Un bel gruzzoletto. Non solo. Una mossa, quella del fisco, che ha portato la banca a bloccare liquidità e a revocare fidi per giusta causa. L'imprenditore ha chiesto (e ottenuto) la riduzione dell'ipoteca somma e lo sblocco degli immobili pignorati che erano di valore superiore rispetto alle tasse da versare nelle casse dello Stato. Multe prescritte e ganasce fiscali irregolari. Ancora Milano. Una cittadina si trova nella cassetta postale della sua abitazione la “notizia” di un fermo amministrativo (meglio noto come «ganasce fiscali») della sua vettura. Studia le carte e scopre che l'importo richiesto - ben  1.800 euro - non è più dovuto perché la multa notificata era prescritta. Con un ricorso, ha cancellato il debito fiscale  e spazzato via il blocco all'automobile. In diversi casi analoghi, Equitalia è stata condannata a pagare anche i danni (patrimoniali e morali). Fondi patrimoniali familiari blindati. Un cittadino di Campobasso ha subito il  pignoramento di beni rientranti in un fondo patrimoniale familiare. ha fatto ricorso alla Commissione tributaria e ha vinto perché la richiesta del fisco (e quindi la cartella esattoriale) era relativa a un suo personale debito con l'amministrazione finanziaria, del tutto estraneo alla famiglia. Codice fiscale sbagliato. La storia riguarda  un contribuente «braccato» dall'Erario per oltre 30 anni. Ha pagato decine di migliaia di euro (non dovute) a Equitalia (e in passato ad altri enti della riscossione). Alla fine, quando ha scoperto (per sua fortuna) che c'era un errore di una sola lettera nel diabolico codice, ha chiesto all'agenzia delle Entrate di correggere la sua posizione grazie allo strumento dell'autotutela amministrativa.  Cartelle pazze con uno «zero» di troppo. Come spiegato dal presidente di Federcontribuenti Lombardia, in alcuni casi, specie nei comuni del Centro Sud sono arrivate segnalazioni per richieste di pagamento relative a presunte imposte non versate con uno “zero” di troppo. La questione si risolve con una perizia e poi con un successivo ricorso. Quando invece si riceve una cartella  in qualità di erede, spiega Morini, va presa in considerazione, fatte le opportune valutazioni finanziarie, la possibilità di procedere alla totale rinunzia all'eredità. Ciò in particolare nei casi di debiti fiscali di importi particolarmente rilevanti. di Francesco De Dominicis

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