Ecco il piano di Maroni e Tosi:rifare il centrodestra senza il Pdl
Il Carroccio tesse la tela con Passera e corteggia gli azzurri delusi in vista degli stati generali del Nord che si terranno alla fine di settembre
di Giuliano Zulin Roberto Maroni e Flavio Tosi hanno le idee chiarissime: rifare il centrodestra senza Pdl. Il modello è quello che ha trionfato alle Comunali di Verona: Lega più civiche del centrodestra. Solo che alle Politiche non puoi presentarti con liste locali. C'è bisogno di movimenti un po' più strutturati, ma soprattutto riconoscibili e apprezzabili da un elettorato che è pur sempre maggioranza nel Paese. Quello moderato, appunto. Si potrebbe dunque replicare l'asse Berlusconi-Bossi, ma la storia l'ha archiviato. E proprio Tosi, segretario nazionale della Liga Veneta, conferma - in un'intervista al Piccolo - che il movimento correrà da solo nel 2013 «a meno che non emerga una legge elettorale contro la Lega: è la via più seria e rispettosa del nostro passato». E qualora il Cavaliere insistesse nel pressing, il sindaco di Verona spiega che «l'unica possibilità è un'alleanza strategica per un obiettivo alto: federalismo e riforme rimaste al palo. Certo, se per caso - precisa - si voterà in Lombardia, il governatore spetterebbe a noi: ecco l'elemento che può farci riavvicinare al Pdl». Anche perché «governare in Veneto, Lombardia e Piemonte ci darebbe una forza tale al Nord che ci potremo permettere un sacrificio a livello nazionale». L'obiettivo però è ancora più ghiotto: ottenere la candidatura forte per il dopo Formigoni, ma allo stesso tempo sbarazzarsi del marchio Pdl, che ha sulla coscienza il sostegno a Monti e alle sue manovre ammazza-Italia. C'è ancora tempo per le elezioni, ma gli scontenti non mancano. Al di là di falchi e colombe, gli azzurri del Nord hanno una grande paura di uscirne fortemente ridimensionati, a scapito di una Lega rinnovata, senza più Bossi da mantenere. Solo che i delusi sarebbero tentati di andare con il Carroccio se attorno ai leghisti ci fossero altre forze interessanti. Non è un caso dunque se Maroni, ma soprattutto Tosi sta lavorando in lungo e in largo per abbozzare un accordo con forze nuove, tipo quel «Fermare il declino» capitanato da Oscar Giannino. Ma c'è anche tanto dialogo fra il sindaco di Verona e Corrado Passera, il banchiere che vuole rimanere in politica anche dopo questo governo. Il fronte con cui si confrontano i nuovi capi leghisti è ancora più ampio del vecchio centrodestra. C'è anche una fetta del Pd, individuabile nel mondo intorno a Matteo Renzi, che non vuole sottostare agli accordi Bersani-Vendola-Casini. Lo stesso presidente dell'Udc teme molto i movimenti al Centro, compresa l'eterna possibilità di una discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo, alla luce dell'annuncio di una convention unica a novembre tra la sua «Italia futura» e «Fermare il declino». Pier Ferdinando punta al Quirinale, ma l'eventuale arrivo della troika in Italia - se Monti chiedesse l'intervento del fondo taglia-spread - scombinerebbe i giochi di palazzo. A vantaggio di chi ha promesso di voler tornare sul territorio - la Lega - e che, attraverso le feste estive ha provato a recuperare la fiducia di militanti e non. C'è però chi dice che Maroni e Tosi siano già in lite, ad esempio per la scelta della località per la festa dei popoli in Veneto. Stanno invece interpretando l'eterna strategia del poliziotto buono e di quello cattivo. Come sul caso Napolitano. In realtà hanno il medesimo obiettivo: non a caso a Torino, agli Stati generali del Nord di fine settembre, ci saranno Passera e Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. Proprio la presenza del capo dei grandi imprenditori è l'indizio di un cambio di rotta di Bobo per recuperare il rapporto con le aziende. Probabile anche un mini passo indietro sull'euro: più che l'uscita dalla moneta unica, la proposta sarà quella di un euro a due velocità. Per dare una mano all'export e, appunto, agli industriali. Da capire infine se questa svolta «moderata» piacerà ai duri e puri che si sono visti annullare Pontida e Venezia. Anche per questo non si parla di alleanza con il Pdl.