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Pansa: Povero Bersani, capofila dei morti della Casta

Giampaolo Pansa

Dopo le prossime elezioni i partiti non potranno più sbagliare. Ma c'è chi si comporta ancora da vecchio, come i democratici

Giulio Bucchi
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  di Giampaolo Pansa Le interviste di Pier Luigi Bersani mi lasciano sempre stupefatto. Il leader del Partito democratico non sembra più l'uomo di un tempo. Quando appariva un politico con i piedi per terra, concreto, attento ai passi falsi, consapevole che i partiti hanno  limiti ferrei e non possono decidere  tutto.  Oggi dentro di lui ha preso il sopravvento un partitocrate arrogante, anche nel linguaggio. Nel colloquio con Massimo Giannini, apparso su Repubblica venerdì,  ha usato nei confronti del governo tecnico di Mario Monti un'immagine sprezzante: «È una parentesi irripetibile». Avete letto bene. Una parentesi, quindi una faccenda da nulla. Irripetibile come si dice di un errore da evitare di qui all'eternità.  Chi l'avrà suggerita a Bersani questa dicitura altezzosa? Non avendo più  accanto a sé, per motivi tangentizi, il compagno Filippo Penati, forse si avvarrà della consulenza di qualche cervellino democratico di ultima generazione. Che nei think tank riservati gli avrà suggerito di mostrarsi cazzuto anche nel linguaggio. E nel corso di quei seminari, dai e dai, sigaro dopo sigaro, sarà emersa questa trovata da comizio elettorale, volgare e ingrata.  Ma le parole sono implacabili e svelano sempre la natura di quanti le pronunciano. Nel caso di Bersani emerge la boria di chi è sicuro di avere già vinto le elezioni. Quando, in che modo, con quali alleati e, soprattutto, sulla base di quale programma di governo? Sono domande che nel capo democratico non trovano ancora risposte convincenti. E confermano una volta di più che l'intero sistema dei partiti è in un tilt drammatico.  Anche la Casta politica potrebbe risultare una parentesi di certo ben più lunga del governo tecnico, ma anch'essa irripetibile. Per il motivo che ogni giorno appare più evidente: è un insieme di fantasmi che camminano. Tanto da far pensare che presto, sull'identikit di Bersani, qualcuno potrebbe apporre un timbro funereo: «Irripetibile».  Libro famoso - Molti decenni fa, un giornalista mazziniano, Ferdinando Petruccelli della Gattina (1815 - 1890) aveva pubblicato un libro diventato famoso: «I moribondi di Palazzo Carignano». Era la sede del primo Parlamento italiano e Petruccelli descriveva con stile caustico le qualità e i difetti di chi vi sedeva. Prima o poi, qualche erede di Della Gattina scriverà «I moribondi di Montecitorio». Non sarà un lavoro complicato. Basterà raccontare ciò che i partiti di oggi non riescono più a fare e il libro sarà concluso in un amen.  Tra le tante imprese impossibili delle parrocchie politiche italiane ne esiste una che tutte le mattine ritorna nei titoli dei quotidiani: la nuova legge elettorale. Qui non siamo neppure alla tela di Penelope, la mogliera di Ulisse che disfaceva di notte quel che tesseva di giorno. La tela non esiste. Da mesi viene promessa di continuo, però non si vede mai.  Il risultato è grottesco. La data delle elezioni, previste per il marzo 2013, si avvicina sempre di più. Qualche partito, per esempio il Pd di Bersani, è tentato di anticipare il voto a novembre. Ma non osa cercare di ottenerlo. Il motivo è semplice: nessuno dei due blocchi dominanti, la sinistra e la destra, sa prevedere che cosa accadrà nel segreto delle urne.  Il Pdl di Silvio Berlusconi sembra rassegnato a perdere, mentre i democratici si comportano da vincitori. Nell'intervista che ho citato, Bersani parla come se abitasse già a Palazzo Chigi. Però neppure lui ha la vittoria in tasca. Si trova a navigare in un mare di nebbia. Dove è difficile intravedere lo scoglio che ti farà affondare.  A tutt'oggi, domenica 26 agosto 2012, nessun partito è in grado di garantirci che, quando andrà al voto, l'Italia si troverà nella felice condizione che vediamo in tante nazioni europee. Dove la sera stessa delle elezioni si conosce chi governerà.  Una simulazione predisposta dall'Istituto Cattaneo, illustrata sulla Stampa da Fabio Martini, è scoraggiante. Alla Camera il Pd potrà prevalere con l'aiuto del partito di Nichi Vendola e di un premio di maggioranza. In totale 297 seggi che però non significano il predominio nella Camera, ossia 315 più uno. Per vincere il Pd dovrà contare sui deputati centristi di Pier Ferdinando Casini. Dovrebbero essere 49. Sommati ai 297 della sinistra, metterebbero il futuribile governo Bersani a una quota di sicurezza, 346 voti su 630.  Stiamo ragionando sul tempo che verrà. Comunque vada, il barometro segna burrasca. Secondo l'Istituto Cattaneo, i deputati del Movimento 5 Stelle dovrebbero essere addirittura 90. Appena trenta in meno della squadra che il Popolo della libertà riuscirà a portare sugli scranni di Montecitorio: soltanto 120, neppure la metà del gruppo berlusconiano che dopo le elezioni del 2008 era stato di 276 deputati.  Queste ultime previsioni spiegano il panico che sta emergendo tra le fila del Cavaliere. Già messe in allarme dall'annuncio di Berlusconi che dichiara di voler portare alla Camera molte facce nuove. La conseguenza è una sola: a tutt'oggi nel Pdl sono una tribù i deputati uscenti che non potranno rientrare a Montecitorio. Il turnover diventerà un bagno di sangue.    Scenario terribile - Continuo ad avvisare i lettori del Bestiario che sto ragionando su ipotesi, sia pure avvalorate dal Cattaneo. Nella stagione di crisi globale che stiamo vivendo, le certezze sono assai poche. Una di queste è raggelante. I partiti italiani sono di fronte a un'ultima prova: quella di dimostrare che sono ancora utili per governare e, soprattutto, per garantire la democrazia parlamentare.  Se andranno incontro a un nuovo fallimento, non voglio neppure immaginare lo scenario terribile che emergerebbe. La fine di qualsiasi autorità politica. Un marasma istituzionale gravido di rischi. L'estrema difficoltà nell'affrontare la scelta prevista per il maggio 2013: l'elezione del successore di Giorgio Napolitano. E insieme la nascita di un governo di sinistra che deve ancora dimostrare di voler proseguire il lavoro iniziato dal governo tecnico di Monti.  Una soluzione ci sarebbe: un nuovo esecutivo Monti sorretto da una coalizione di salvezza nazionale formata dal Pd, dal Pdl e dall'Udc. Però Bersani continua a dichiarare che una Grande coalizione «non esiste proprio». E ci rammenta la formula dell'acqua calda: «In natura esistono una destra e una sinistra, alternative l'una all'altra».  Bersani è nato a Bettola (Piacenza) il 29 settembre 1951. Ma sempre più spesso ragiona come un politico dell'Ottocento. Lo riconosce anche Roberto Weber, sondaggista di sinistra, capo della Swg: «Pier Luigi corre il rischio di sembrare vecchio». Forse il leader democratico dovrebbe leggere il libro di Petruccelli della Gattina. E fare tutto il contrario di quel che facevano i moribondi di Palazzo Carignano.     

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