De Magistris, il partito arancione e una Napoli a luci rosse
Il sindaco lancia la lista dei primi cittadini progressisti. E organizza quartieri hard e lezioni di cultura gay alle medie
di Peppe Rinaldi Arancione, rosso e arcobaleno. Immagini cromatiche di strategia politica napoletana. Dove l'arancione suggella - oltre che una celebre bandana- il movimento politico che ci si appresta a varare su scala nazionale; il rosso, la tendenza «neo-porn» del sindaco che auspica la nascita di un quartiere in cui confinare il meretricio professionale; l'arcobaleno, il feeling costante con il mondo dell'omosessualità militante, schierato sin dall'inizio con l'ex pm. Andiamo per ordine. Ci fu la foto di Vasto, un tempo, poi non se ne fece più nulla. Quasi in contemporanea nasceva, se non la foto, almeno il dagherrotipo del tutti-per-uno-uno-per-tutti tra quei sindaci italiani riuniti sotto l'egida di una primavera sbocciata solo nel loro immaginario: De Magistris con Emiliano di Bari, Orlando di Palermo e, perché no, pure quel Zedda da Cagliari. Pisapia? C'era, poi no, poi sì, poi non si sa: arancione lo è di sicuro, affettato e borghese, ma il colore è quello. Il resto si vedrà. Sta di fatto che ieri, dai microfoni di Radio 24, Luigi De Magistris, abituato a far da solo non foss'altro per la considerazione che ha di sé, rilanciava l'ipotesi di una lista di sindaci per affiancare/pungolare il solito centrosinistra in cerca di identità: «Un movimento politico organizzato, qualcosa di distante dai partiti seppur non in conflitto con essi. Non una lista con sindaci candidati ma protagonisti della campagna elettorale. A breve uscirà un manifesto, ci sto lavorando assieme agli assessori e agli amici in altre parti del Paese. A settembre avremo il nome e alcune firme importanti, e ad ottobre faremo una grande iniziativa pubblica». Il colore? Tutto confermato: «Il colore arancione c'è, in questo momento lo porto anche al polso». Le alleanze? «Non è scontato», ha detto alla radio, «che i sindaci appoggino questo o quell'altro schieramento. Se la proposta sarà la melassa di questi mesi credo che molti sindaci si schiereranno per qualcosa di diverso». Che abbia poi firmato l'appello del Fatto pro-Ingroia non meraviglia nessuno: a parte l'adesione «culturale» all'idea che siamo tutti potenzialmente indagati, va ricordato che il procuratore di rito guatemalteco è legato al sindaco di Napoli sin da quando ne assunse la difesa nel procedimento disciplinare dinanzi al Csm tre anni fa. E il rosso delle luci rosse? In linea di principio, l'idea di creare un quartiere dell'amore, o qualcosa del genere, non è malvagia: il problema, semmai, è una Napoli ancora troppo fuori controllo per garantire un minimo di serenità alle eventuali prostitute esercenti. Modello Amsterdam? «Più o meno, qualcosa di diverso ma, in qualche modo, anche simile»: un De Magistris veltroniano per l'etere. Ma è sull'arcobaleno che dà il meglio, mantenendo le promesse elettorali, anche se a Radio 24 non ne ha parlato. A pagina 5 del suo programma c'era scritto che a Napoli bisogna «avviare progetti di prevenzione del disagio delle adolescenti lesbiche e degli adolescenti gay nelle scuole». Se siamo tutti potenzialmente indagati, saremo pure tutti potenzialmente omosex, no? Meglio darsi da fare subito, a partire dalla scuola media. Detto fatto, più o meno. Da qualche giorno fioccano orgogliose dichiarazioni delle iniziative già partorite: come lo sportello per il mondo Lgbt di una delle municipalità da estendere a tutta la città entro poche settimane. Corsi nelle scuole e docenti ad hoc per la prevenzione del disagio. Il tutto con un bel protocollo d'intesa tra comune ed università. Fu così che il gaio arcobaleno si fece accademico. A Napoli.