Dopo le vacanze pioggia di tasse e a settembre la nuova rata Imu
di Antonio Castro Tenetevi forte, godetevi (se potete e se le avete fatte) questo scampolo di estate e vacanze e preparatevi a mettere mano al portafogli. Da domani, 20 agosto, parte una grandinata di scadenze fiscali che costringeranno all'esborso almeno un quarto degli italiani: 15 milioni tra professionisti, partite Iva, società e via elencando dovranno saldare Irpef, Iva e contributi Inps e Inail. Il gran finale - di questo spettacolo pirotecnico/fiscale - è atteso per il 17 settembre quando scade il termine per versare la seconda rata dell'Imu sulla prima casa. La bufala di Ferragosto (“la balla” della riduzione delle tasse) è durata meno della pioggia di stelle di San Lorenzo. Di certo c'è la smentita ufficiale del presidente del Consiglio Mario Monti, che ha colto l'occasione di una breve vacanza in Svizzera per incontrare il presidente della Confederazione elvetica (e pure ministro delle Finanze), Eveline Widmer-Schlumpf. A inizio giugno si erano già incontrati per discutere di come tassare i presunti 150 miliardi di capitali espatriati custoditi (forse) nei caveau d'Oltralpe. Monti entro ottobre dovrà trovare la funambolica soluzione tra una ragionevole imposta (che non assomigli ad un condono per chi ha esportato illegalmente capitali), ed evitare al contempo che i dobloni degli evasori italiani vadano a trovare rifugio in altre piazze lasciando il Professore e l'Erario con poche briciole. Si chiacchiera di una tassazione una tantum del 25%, ma si teme che alzando troppo l'asticella i quattrini possano involarsi. Insomma, la pratica è delicata e chi prospetta un incasso di circa 30/35 miliardi fa solo il gioco dei consulenti finanziari che ipotizzano ben più vantaggiose alternative truffaldine. Tassa oggi, tassa domani non che il fisco italiano faccia proprio una bella figura. E neppure incassa il previsto. A cominciare dalla tanto sventolata tassa sul lusso. Ricordate la mega imposta per i ricconi? Botte (fiscali) da orbi per i proprietari di macchinoni, per gli amanti del jet personale e per gli appassionati di velieri e barconi. Sette mesi fa il governo - al grido di “equità” - pensò bene di prevedere una bella tassa di stazionamento per i natanti. Da un minimo di 800 euro (per le barche sopra i 10 metri) ad un massimo di 65mila euro l'anno (ma per gli yacht oltre i 64 metri). La Ragioneria generale dello Stato aveva stimato di poter incassare 155 milioni. A luglio il fisco ha ricevuto pagamenti per meno di 24 milioni. E la tassa sugli aeroplani privati? Doveva portare un gettito di 85 milioni. È già tanto se si sfiorano i 2 milioni. È andata un po' meglio con il superbollo per i bolidi oltre i 185 cavalli di potenza. Dei 147 milioni preventivati ne sono arrivati in cassa solo 67, ma si spera di avvicinarsi al gettito previsto con le scadenze di fine anno. In totale Monti e Attilio Befera (direttore dell'Agenzia delle Entrate) avrebbero dovuto incassare la ragguardevole cifra di 387 milioni. Ma in cassa ne sono arrivati soltanto 92,3. Per gli amanti delle percentuali appena il 23%. Non un grande successo, tralasciando il fatto che la prua del 30% dei natanti a rischio tassa oggi veleggia in acque fiscali meno agitate (Croazia, Grecia, Spagna) sempre che il mezzo non sia stato ceduto a qualche società di leasing estera per evitare sgraditi controlli incrociati. Identico discorso per i gipponi e i macchinoni. Avete notato quante targhe straniere sugli ultimi modelli? La norma sui cavalli fiscali - e il pericolo di incappare in un controllo incrociato tra reddito e capacità di spesa - ha convinto più di qualche scaltro imprenditore a vendere (magari sottocosto) la fiammante auto e a sostituirla con una targata Francoforte o Madrid. Problemi che non riduardano certo i comuni mortali stretti tra una busta paga sempre più depredata e tariffe che aumentano. La ventilata patrimoniale, che ogni tanto occhieggia nella palude della politica estiva, fa capolino ma rimette subito la testa sotto la sabbia. Già è difficile trattenere chi ha coraggiosamente investito in Italia, figurarsi attrarre investimenti con lo spauracchio di una nuova tassa sui patrimoni. L'autunno sarà incandescente e non sarà colpa di qualche perturbazione atlantica. .