Lucarelli: Finipresidente balneare
Dalle immersioni a Giannutri alla villa di Montecarlo, all'hotel di Orbetello: in estate Gianfry ne combina una più del diavolo
Non so voi, ma io neppure mi accorgerei più che è estate se non ci fosse Gianfranco Fini. Se non ci fosse l'unico politico diventato negli anni un tormentone estivo come la macarena o Barbie girl. Perché diciamolo. Gianfranco Fini, ormai, a parte agitare il campanaccio alla Camera quando un paio di onorevoli offendono reciprocamente i rispettivi alberi genealogici o indossare cravatte rosa Hello Kitty perché Elisabetta sua deve avergli detto che l'abbinamento fragola/occhio nocciola come sui coni gelato da un euro e cinquanta ha il suo perché, durante il resto dell'anno sonnecchia. È low profile. Politicamente conta ormai quanto Carlo Conti a un raduno del gruppo Bilderberg. L'estate però, fateci caso, non ce n'è per nessuno. Perché Gianfranco Fini non è un uomo, è un Gremlin. Pensateci. Gli indizi ci sono tutti. In condizioni normali Gianfranco è un uomo mite, misurato, persino distinto, ma basta che l'individuo si avvicini all'acqua perché combini tanti di quei casini che Lindsay Lohan al confronto è Bernadette la piccola pastorella di Lourdes. E così, negli anni, il nostro presidente della Camera si è trasformato in uno di quei fenomeni tipicamente estivi quali il pinocchietto, il pareo retato di Valeria Marini, i Polaretti, le prime serate tv condotte da Daniele Piombi. Gianfranco Fini è, sostanzialmente, come il topless di Rosy Dilettuso: durante l'anno non ti accorgi neppure che esiste, ma da giugno in poi te lo ritrovi pure sulla copertina di Cavalli e segugi. E la faccenda delle nove camere prenotate per la scorta ad Orbetello è solo l'ultimo degli episodi eclatanti che gli sono accaduti d'estate. Riepiloghiamoli. Correva l'anno 2008 quando fu sorpreso a fare immersioni con bombola e muta in un'area protetta dell'Isola di Giannutri popolata da specie rarissime o in via di estinzione quali tartarughe, pesci luna e suoi potenziali elettori. Pagò una sanzione e la faccenda finì lì. Poco dopo però, fece un'altra spedizione di carattere scientifico sempre su una barca ma al largo dell'Argentario, ampiamente documentata da Novella 2000: questa volta però ad immergersi fu la compagna, più precisamente la sua mano sinistra, e negli abissi marini delle sue mutande, dove la Tulliani si imbattè in un'altra specie in via di estinzione: l'Homo Barzottus, razza di cui, tocca dirlo, Gianfranco Fini è un esemplare di tutto rispetto. Questa spedizione non ebbe conseguenze legali poiché Fini riuscì a dimostrare che il tutto avvenne senza l'ausilio di bombole ma rigorosamente in apnea (due ore e quaranta di limonata senza decompressione) e l'estate si concluse senza altri scossoni. È di tre anni dopo però un altro episodio accaduto per mare: Fini venne fotografato ancora a Giannutri in compagnia di Elisabetta e Giorgio Pasotti, mentre stringeva allegramente tra le mani un raro esemplare di Pinna Nobilis, la cui pesca è severamente vietata. Il tribunale archiviò l'episodio poiché tutti i testimoni presenti quel giorno, giurarono che il pesce guizzò spontaneamente sulla barca col chiaro intento di smettere di vivere quando Gianfranco esclamò ad alta voce la sua intenzione di fondare un partito dal nome “Mille per l'Italia”. Impossibile poi dimenticare l'estate del 2010, quella dell'ormai celebre casa di Montecarlo, in cui Gianfranco Fini ebbe più copertine di William e Kate nella settimana del loro matrimonio. Fu la genesi del «A mia insaputa». Fini dichiarò di non sapere che la casa fosse di proprietà di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna Elisabetta. Giancarlo dichiarò di non sapere di essere il fratello di Elisabetta. Elisabetta affermò di non sapere di essere l'ultima della setta delle bionde platino estinte con Francesca Cipriani, Francesca Cipriani dichiarò di non sapere manco dov'è Montecarlo. Morale della favola: non s'è mai capito chi ci vivesse, in ‘sta casa. Se Giancarlo, se le amanti di Balotelli stipate una sopra l'altra come pane carasau, se Paolo Limiti con Floradora, se un poltergeist. Nulla. L'unica cosa che si appurò è che la casa era, effettivamente, di proprietà di Giancarlo Tulliani e che Fini non si dimise come promesso perché nel frattempo aveva cambiato idea sulle dimissioni come del resto sul fascismo, sulle coppie omosessuali, il voto agli immigrati, la procreazione assistita, il semipresidenzialismo alla francese, il burraco, la saga di Twilight, il mascara waterproof, i tatuaggi tribali e la ceretta brasiliana. Ma le disavventure balneari del Gremlin Gianfranco potrebbero andare avanti all'infinito: indimenticabile il suo ultimo capodanno alle Maldive in stile cinepanettone col cestello di champagne sulla spiaggia e il cameriere cingalese che riempiva i calici. Indimenticabili anche i look di Gianfranco al mare, tra improbabili asciugamani zebrati, pinocchietti, costumi da surfista californiano, slip alla Daniele Interrante e occhiali alla Top Gun de Orbetello. E in effetti, l'ultima disavventura estiva di Giancarlo si consuma proprio nella cittadina toscana che, manco a farlo apposta, è nel bel mezzo di una laguna. Acqua ovunque. E qui il nostro Gremlin finisce in un altro dei suoi casini estivi. Avrebbe prenotato, per il periodo compreso dal primo luglio al quindici settembre, nove camere per la sua scorta alla modica cifra di ottantamila euro (e tra l'altro nessuno ha chiarito se sono a spese dei contribuenti pure le arachidi e i superalcolici mignon del frigobar). Sgamato, si difende affermando che le misure di sicurezza le decide il Viminale. Ecco, il problema è che le sue vacanze, però, le decide lui. Ora, a parte che se proprio devi, con ottantamila euro ci porti la scorta tua, di Monti, di Saviano e di Abrahmovic non a Orbetello, ma sei volte in Polinesia andata e ritorno, anziché a Orbetello che diciamolo, non è manco ‘sto granché, ma poi mi chiedo: se è vero come sembra che ad oggi ha trascorso una decina di giorni in quell'hotel, perché prenotarlo per due mesi e mezzo? Cos'è, teme che se non va tre giorni ci si piazzi Bocchino? O molto più freudianamente, ha questa bulimia da stanze d'hotel, perché si prepara a sparire dalla geografia politica sostituendo il titolo di presidente della Camera con quello di presidente delle camere? La riposta non tarderà ad arrivare ma io un consiglio mi sento di darlo: Gianfranco, dammi retta. Il prossimo anno prenota in montagna. di Selvaggia Lucarelli