Così demolisce Di PietroUn pesce che puzza da vivo
Filippo Facci lo paragona un merluzzo che si contorce sull'arenile senza un disegno, senza una pianificazione
di Filippo Facci Poveraccio. Le ferie, per Di Pietro, sono sempre state una disperazione, una perdita di tempo: in agosto rilascia sempre pacchi di comunicati anche perché i giornalisti, depressi dalla tundra romana, finisce pure che li riprendono. Ma quest'anno è diverso. È peggio. Un collega de «Il Post», Francesco Costa, ha suggerito l'immagine del pescione appena pescato: sa che non ne avrà per molto e allora si dimena. Ecco, è lui. Prima difende l'accordo di Vasto, poi Vendola e il Pd lo respingono, allora lui straccia l'accordo di Vasto, poi propone un'alleanza a Grillo, Grillo lo manda affan-day, allora lui critica Grillo, poi chiede regole per le primarie, poi si candida alla premiership senza le primarie, poi attacca Napolitano su qualsiasi cosa (dirà pure che puzza, presto) e poi rivaluta Craxi, sostiene Ingroia, si autoinvita alla festa del Pd, il Pd lo respinge, allora lui attacca il Pd, e insomma: un merluzzone che si contorce sull'arenile, senza un disegno, una pianificazione, senza niente. Solo un inconsulto tentativo di tenersi in vita. Scoprireste che l'ha sempre fatto, se sbirciaste la sua biografia: ma, ogni volta, fioccavano presunti retroscena, racconti di cosmogonie in atto. Ora l'hanno capito tutti, che non c'è niente. Il pesce dopo tre giorni puzza: ma Di Pietro, con l'aura negativa che si porta dietro, puzza da vivo.