Casini fa la lista Monti e Mario non ci sta
Il leader Udc presenta al premier il suo progetto centrista, ma Mario lo rimbalza: "Voi andate pure avanti, ma non coinvolgetemi"
di Salvatore Dama «È tutto risolto», ha risposto a chi gli chiedeva della riunione con Angelino Alfano, «anche se non mi è ancora chiaro se il Pdl sia maggioranza od opposizione...». È una battuta. Ma con l'ironia Mario Monti sa praticare tagli che lacerano. Ieri, ricevendo il segretario del Popolo della Libertà a Palazzo Chigi, il Professore ha ridotto lo spread tra se stesso e il partito di Silvio Berlusconi. Ma questo sì che rischia di arriva a 1.200 da qui alla campagna elettorale. Non è mai stato un rapporto facile, certo non migliorerà in futuro. Non è che a Monti stiano più simpatici Bersani e Casini, è che - spiegano ambienti di governo - in questi mesi il Pdl ha avuto un approccio mentale diverso: «Non hanno metabolizzato l'abbandono dei ministeri» accaduto nel volgere di pochi giorni e «ci trattano come usurpatori». I democratici e i centristi chiamano e chiedono appuntamento. I pidiellini tirano giù la porta con un calcio e danno ordini. Immagine surrealista, ma è un'iperbole ricorrente nei discorsi dei ministri, che si lamentano un po' tutti dei propri predecessori. Monti lo fa di Berlusconi. Scientemente, non sono inciampi le parole che consegna alla stampa estera. Deve far capire alle cancellerie che, quando il Cavaliere ipotizza l'uscita dall'Euro, non sta dando la linea al governo. Leggi l'articolo integrale di Salvatore Dama su Libero in edicola oggi, giovedì 9 agosto