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Occhio Bersani, i sindaci comunistivogliono governare con Vendola

La lista civica arancione è una minaccia per Pier: i primi cittadini alle primarie hanno battuto quasi ovunque i candidati Pd

Lucia Esposito
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  La famosa lista dei "sindaci comunisti" prende sempre più corpo. La parola chiave è "territorio", il colore "arancione". L'aspettativa per il centrosinistra è che i primi cittadini ripropongano a livello nazionale le loro esperienze nelle città. Da De Magistris a Fassino, da Doria e Pisapia, il fronte dei sindaci si allarga. In un'intervista al Corriere della Sera di domenica 5 agosto, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha spiegato che a breve i sindaci renderanno pubblico il manifesto, che ci saranno contenuti economici e sociali importanti, come la riappropriazione dei beni comuni, il concetto di impresa privata che miri non più solo al profitto del singolo ma al bene sociale". Lo stesso De Magistris ha detto che, rispetto al movimento, Vendola "è il più vicino ma la sua autonomia mi lascia sempre più perplesso. Proprio non riesce a sciogliere il legame indissolubile che ha con il Pd". Ecco, perché i sindaci potrebbero minacciare Bersani senza dimenticare che alle primarie del centrosinistra molti volti della società civile hanno avuto la meglio sui candidati Pd.  Pisapia e il modello Milano  In un'intervista al quutidiano l'Unità il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, respinge l'ipotesi di una sua candidatura spiegando che il suo impegno è quello di governare Milano ma che, se fosse necessario avere più punte e allargare il campo sarei pronto a dare il mio apporto". E ha aggiunto: "Nel dibattito di questi giorni ci sono stati troppi equivoci che, come spesso accade, qualcuno ha cavalcato strumentalmente. Bisgona uscrirne. Dopo il disatro del governo Berlusconi e l'approccio ben diverso del governo Monti che ci ha aiutato a non cadere nel baratro e che, data l'emergenza ha avuto l'appoggio, talvolta anche senza consenso, di una maggioranza del tutto anomala e non ripetibile, è necessaria per vincere le elezioni e poi per governare un'ampia maggioranza di centrosinistra con un programma comune che sappia coniugare innovazione e stabilità, tutela dei dirittis sociali e civili, reponsabilità.  PIsapia esclude la possibilità che l'idea del Pd e do Sel possa essere condivisa da Pierferdinando Casini: "Questo progetto non passa e non può passare con l'ingresso dell'Udc nella nostra coalizione. Il centrosinistra deve essere capace di rinnovarsi, di aprirsi alla cittadinanza, ai delusi e ai disillusi della politica. E' necessario un cambiamento interno alla coalizione come svolta, con le elezioni, rispetto all'attuale governo". Pisapia sottolinea come basti leggere la carta di intenti del Pd e di Sel per comprendere cche Casini non è parte dfi questa coalizione. La sua posizione su temi sensibili e fondanti ma anche su temi econonomici e sociali. Anche casuini però fa una proposta alternativa a quella di Berlusconi: bene questo vuol dire che il centrosinistra in Parlamento potrà confrontatrsi con il centro e cercare convergenze.  "Programmi non liste" Anche il sindaco di Genova Marco Doria, sulle colonne di Repubblica, esclude la possibilità di una sua candidatura per rispettare il mandato che i genovesi gli hanno affidato pochi mesi fa tuttavia,  precisa che bisogna partire dall'alleanza tra Pd e Sel m a non fermarsi dentro quei confini. "Bisogna essere  chiari nei contenuti e aprirsi alla società civile. Se questo significa tirare dentro qualche sindaco, la cosa non mi scandalizza". Doria però mette in guardia Bersani e Vendola, spiegando che più che a nuove liste gli elettori pensano a nuovi programmi. "Noi sindaci possiamo fare la nostra parte e la faremo. Ma non è di formule che dobbiamo parlare, non è una facciata che dobbiamo dipingere".   

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