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Se Beppe Grillo sembra Bossi:"Con me soltanto italiani"

Il dittatore a 5 Stelle

Il "non statuto" del comico non permette agli stranieri di associarsi al Movimento 5 Stelle. E la fronde interna di sinistra pone 10 domande al leader

Andrea Tempestini
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  di Malabarba La regolina sta lì, nella quarta pagina del «Non-statuto» dei  Cinquestelle: «Il MoVimento è aperto ai cittadini italiani maggiorenni». Sulle prime, sembrerebbe che non ci sia nulla da polemizzare: più chiaro di così non si può. Dopo tutto, non si capisce che ci sia di male, visto che il regolamento riguarda una formazione politica che opera sul suolo del Belpaese.  Eppure un gruppo di grillini dissidenti ha sentito odore di zolfo: aprirsi ai cittadini italiani maggiorenni significa anche lasciare fuori gli stranieri. Aspetto che non piace affatto alla (cospicua) componente «sinistra» del M5S, la quale ne ha cavato fuori l'ennesima lacerante polemica contro il Grande Leader Beppone.  L'affondo arriva dalla lista «Cento in movimento», appena soprannominata «Movimento sei stelle», dato che nel logo (depositato all'ufficio brevetti e marchi) ha piazzato una stella in più, «quella della coerenza». Si tratta di un manipolo di emiliani epurati da Grillo per aver difeso il consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi.  Nonostante la censura imposta dal Capo Supremo, costoro si reputano ancora attivisti Cinquestelle con tutti i crisimi, e hanno pensato bene di presentare a Beppe dieci domande un po' fastidiosette a proposito della sua gestione padronale del movimento. I temi sul piatto sono i soliti: mancanza di democrazia interna; strapotere di Casaleggio; poca chiarezza sul programma... Insomma, il noto pasticcio grillesco. Ma s'avanza una nuova e pungente questione: la presenza di stranieri. «Perché gli stranieri legalmente sul suolo italiano non possono iscriversi al M5S?», chiedono i dissidenti?   Non sarà mica che Grillo discrimina? Non sarà che vuol fare un po' troppo il leghista e non gli garba avere dei «bingo bongo» fra i piedi?  La faccenda è particolarmente scottante, specie dopo  il modo in cui Beppe se n'è uscito nei mesi scorsi a proposito dello ius soli e della cittadinanza agli immigrati. «La cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso», scrisse sul blog. «O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi». Bella mossa per rubacchiare qualche voto a destra, magari quello dei leghisti delusi del Carroccio. Ma boccone indigesto per quelli che Grillo stesso ha definito «buonisti di sinistra». Seguì pioggia di commenti indignati via internet.  Ora, tramite le famigerate dieci domande degli scissionisti, la questione stranieri si ripropone, ma all'interno del medesimo M5S. In teoria, la filosofia grillesca imporrebbe robusto dibattito sul web. Tuttavia c'è da credere che non se ne parlerà affatto. Beppe è piuttosto rigido sulla concessione della cittadinanza agli immigrati. Ma, a quanto pare è ancora più fiscale rispetto alla cittadinanza politica. Una volta che lo toglie a qualcuno dei suoi seguaci scomunicandolo sul blog, non c'è verso che gliela riconceda.  

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