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Nella guerra tra Napolitano e pmchi rischia davvero è l'Italia

Il presidente della Repubblica

Se la Consulta non dovesse dare ragione al Capo dello Stato, Re Giorgio uscirebbe indebolito: l'ultima cosa di cui il Paese ha bisogno

Andrea Tempestini
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"Mario Monti sostiene che «realizzando una riforma della legge elettorale si rassicurerebbero i mercati». Se lo dice lui, che è stato commissario Ue alla Concorrenza fino al 2004 e presidente europeo della Trilaterale (la lobby dei 390 potenti del mondo) fino all'altro giorno, sarà anche vero. Ma è una verità che va accettata con un atto di fede, perché il cervello e lo cronaca quotidiana sembrano dire invece che del dibattito tra pasdaran dei collegi e fanatici delle circoscrizioni agli investitori non importa davvero nulla. Curiosamente, più che all'abolizione delle liste bloccate, i mercati paiono interessati alla stabilità e alla solidità delle istituzioni. Difficile allora, in un periodo tanto drammatico per la tenuta dei conti delle famiglie, dello Stato e delle imprese, capire come sia possibile che il presidente della Repubblica abbia trascorso le ultime settimane a combattere uno scontro durissimo contro una parte della magistratura, nel quale anche il governo è stato costretto a schierarsi (ovviamente in difesa del Quirinale), senza peraltro ottenere alcun risultato", spiega il vicedirettore di Libero, Fausto Carioti, su Libero in edicola oggi. Il punto è che il Quirinale ha sollevato un conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo, ma se la Consulta non gli darà ragione ne uscirà indebolito. Ed è l'ultima cosa di cui un Paese già spaccato su beghe politiche e legge elettorale ha bisogno. Nella guerra tra Napolitano e i pm, chi rischia davvero è l'Italia. Leggi il commento di Fausto Carioti su Libero in edicola oggi, sabato 28 luglio

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