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Morte D'Ambrosio, il Fatto si sfilaNeanche una riga per commentare

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Lucia Esposito
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  Una notizia di cronaca. Solo la fredda cronaca, un esempio tanto splendido quanto inconsueto per il Fatto di giornalismo britannico. Solo fatti niente commenti.  L'editoriale di Marco Travaglio dedicato all'inchiesta sulla sanità Lombarda e nessun commento. Il Fatto Quotidiano, che pure per primo ha parlato delle telefonate dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino a Loris D'Ambrosio, consigliere giuridico del Capo dello Stato finite agli atti dell'inchiesta palermitana sulla trattativa Stato-mafia - non dedica neanche una riga che vada oltre una cronaca very british al caso. Che oggi domina su tutti i giornali. Nessuna risposto al capo dello Stato che, comunicando la notizia, ha parlato di una campagna irresponsabile e violenta. Nessuna presa di posizione da parte del giornale che si sfila da tutto. In alto, all'articolo di cronaca ci sono poche righe che riprendono l'intervista pubblicata dal quotidiano il sedici giugno a Loris D'Ambrosio che era stato sentito a Palermo come testimoni. D'Ambrosio confermò: "E' vero che Mancino mi ha insistentemente chiamato e ha scritto molte lettere al Presidente. Ed è vero che io l'ho più volte 'girato' sui procuratori competenti. Disse: "Nessuno né io né tanto meno il Presidente ha mai fatto ingerenze su questa questione". Quel giorno Travaglio firmava un editoriale dal titolo "Moral dissuasion", scrive: "Il triangolo telefonico Mancino-D'Ambrosio (Napolitano)- Messineo fa finalmente giustizia della pubblicistica oleografica che dipinge lo Stato da una parte e la mafia dall'altr".  Ma il giorno dopo la notizia dell'infarto del consigliere Il Fatto, sempre pronto a commentare ed esprimere giudizi affidandosi spesso alla penna pungente di Travaglio, questa volta sceglie la fredda cronaca. Si sfila via. In silenzio. O quasi.  La difesa di Ingroia Ma se il Fatto sceglie la tecnica del silenzio, se si sfila, facendo praticamente finta di niente. Se il quotidiano si limita a dare la notizia senza rispondere alla parole del Capo dello Stato anche solo per difendersi dagli attacchi, il pm Antonio Ingroia gioca allo scaricabarile e accusa proprio il Fatto e si difende. In un'intervista alla Stampa dichiara: "Le dichiarazioni del presidente della Repubblica sulla scomparsa del suo consigliere giuridico non riguardano noi. Riguardano chi ha fatto campagne di stampa sulle intercettazioni. E la Procura di Palermo notoriamente non fa campagne". Una domanda: ma chi ha dato le carte al Fatto?        

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