Il cortocircuito di Nichi Vendola:"Sì all'ecologia e sì all'industria"
Il caso dell'Ilva di Taranto manda in tilt il governatore della Puglia: o difende il suo lato "verde" o manda a spasso migliaia di operai
Non è facile, per Nichi Vendola, affrontare il caso Ilva. Per uno che è il leader di Sinistra Ecologia e Libertà la decisione di chiudere l'acciaieria perché inquinante non può che essere approvata. Ma mandare a spasso migliaia di operai è un paradosso pericoloso per chi ha (o dovrebbe avere) nella classe operaia il proprio bacino elettorale privilegiato. Posizione difficile. Come uscirne? Ci si prova con dichiarazioni da un colpo al cerchio e uno alla botte. «Coniugare il destino di una comunità ad avere lavoro e il suo diritto ad avere tutelata la salute e l'ambiente. Questo è quello che abbiamo fatto, ed è quello che stiamo facendo», ha detto il presidente della Regione Puglia, specificando che «noi vogliamo che l'acciaieria Ilva possa essere radicalmente ripulita, bonificata, ambientalizzata. Però vogliamo anche che quella fabbrica continui a vivere e dare lavoro a migliaia di famiglie». Gli ha fatto eco il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, secondo il quale quel che è stato deciso per l'Ilva rappresenta «una terapia d'urto per sanare una malattia nata 52 anni fa. Oggi abbiamo la certezza di un'azione per attuare il diritto alla salute e allo stesso tempo riportare il diritto al lavoro». Secondo Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato, invece, «la Cina fa concorrenza sleale a tutto il mondo e inquina il pianeta distruggendo il lavoro in Occidente. In Italia si sequestra l'Ilva di Taranto. Come si può andare avanti così?».