Taranto, Ilva chiusa dai giudiciIn marcia 5mila operai
Chiesti gli arresti domiciliari per otto vertici dello stabilimento e scoppia la rabbia dei lavoratori: perdiamo il posto di lavoro
La conferma è arrivata dal ministreo dell'Ambiente, Corrado Clini, che ha spiegato che a Taranto "la magistratura sta procedendo al sequestro degli impianti dell'Ilva e ad altre misure cautelari". Ma lo stesso clini ha spiegato che "il governo vuole sostenere la continuazione delle attività produttive, e chiederò che il riesame dei provvedimenti giudiziari avvenga entro giorni, e non mesi, nel minor tempo possibile. Non possiamo sostenere - ha concluso il ministro - il clima di tensione economica e sociale". Il punto è che i giudici hanno disposto la chiusura dello stabilimento di Taranto, un provvedimento che riguarda circa 15mila persone. Il provvedimento riguarderebbe il sequestro, senza facoltà d'uso, degli impianti dell'area a caldo, ossia parchi minerari, cockeria, agglomerati, altoforni, acciaieria e gestione dei rottami ferrosi. I magistrati hanno stabilito che le emissioni dell'impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone cirocostanti. Giudici contro gli operai - Ancor prima della conferma di Clini, quando erano soltanto voci, appena si è saputo che sarebbe stato chiuso il reparto a caldo e che sarebbero scattate le manette per otto persone, oltre 5mila operai hanno abbandonato il posto di lavoro allo stabilimento. A Taranto, all'Ilva, è scattata la mobilitazione generale: gli operai hanno invaso le statali Appia e 106, mettendosi in marcia verso il ceentro di Taranto. Il loro obiettivo è la Prefettura, probabilmente il ponte girevole che vogliono bloccare. L'accordo - Per paradosso, il provvedimento di sequestro è arrivato nel giorno stesso in cui, al ministro dell'Ambiente, nel corso di una riunione sul risanamento della zona dell'acciaieria, è stato raggiunto un accordo tra governo, enti locali e gruppo Riva che prevede 330 milioni di investimenti per la bonifica ambientale, 7,5 dei quali provenienti dalla società, come riferisce una fonte. Le decisioni seguono una lunga inchiesta basata sull'ipotesi che la diossina e altri agenti chimici dell'acciaieria abbiano causato un incremento significativo dei casi di cancro e malattie cardiovascolari a Taranto. Protestano i sindacati - I sindacati (Fim Cisl, Fiom Cigl e Uilm), da par loro, hanno espresso "forte preoccupazione" per il futuro dell'impianto industriale, dove sono impiegati circa 12mila dipendenti. Le sigle chiedono di non fermare la produzione, pur coniugandola con un piano di "sostenibilità ambientale".