Il Csm lo accontenta Ingroia in Guatemala
Dopo un'iniziale spaccatura sì dei magistrati al trasferimento del pm
Dopo la spaccatura il Csm ha dato il via libera al collocamento fuori ruolo del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che per un anno andrà in Guatemala come incaricato dall'Onu nella lotta al narcotraffico. L'opposizione - La delibera proposta dalla Terza Commissione - che a sua volta si era spaccata sull'opportunità per Ingroia di lasciare l'Italia e quindi alcune delicate inchieste da lui avviate come quella sulla trattativa Stato-mafia - è stata approvata dal Plenum a maggioranza: due gli astenuti, il pg e il presidente di Cassazione, quattro i voti contrari, quelli di Ettore Albertoni (laico della Lega), di Antonello Racanelli (Magistratura Indipendente), Nicolò Zanon (Pdl) e di Paolo Auriemma (Unicost). "Ingroia lascia dopo aver dato la stura ad uno dei più difficili contrasti istituzionali della storia repubblicana e aver richiesto rinvio a giudizio per un'inchiesta che non ha precedenti peri temi che affronta - ha rilevato Zanon, spiegando il suo voto contrario - preferirei che un pm, anzichè partire, restasse e affrontasse il dibattimento per vedere quanto resterà in piedi del suo impianto". Questione di opportunità - Paolo Auriemma, inoltre, ha spiegato il suo voto contrario legandolo proprio al "concetto di responsabilità che grava su un procuratore aggiunto: quando si raggiungono obiettivi tali con un processo di enorme importanza, il magistrato ha il dovere di continuare a seguirlo". Sulla stessa linea il togato di Mi Racanelli: "Non è opportuno che Ingroia lasci il lavoro che sta facendo a Palermo", ha detto, esprimendo il timore che "gli entusiasmi espressi per questo incarico siano ipocriti: si pensa forse 'se ne va e ce lo togliamo di tornò. Per questo esprimo ai pm di Palermo, e allo stesso Ingroia, la mia solidarietà, perchè sono sorpreso anche dell'atteggiamento dell'Anm, la cui posizione non è stata netta nel difendere quei magistrati dagli attacchi subiti anche da altri colleghi. Rinnovo anche la mia fiducia al presidente della Repubblica, che anche ha subito inaccettabili attacchi e attendo la decisione della Consulta, ma come pm io mi sarei comportato come i colleghi di Palermo". La difesa - Il laico della Lega Albertoni ha ribadito "il dato di crisi spaventosa che viene fuori dall'indagine sulla trattativa da un punto di vista etico e politico". Tra i consiglieri, c'è anche chi difende Ingroia, come il togato di Area, Vittorio Borraccetti: "Contro di lui sento parole ingiuste e ingenerose. E' un magistrato esperto di narcotraffico ed è logico che sia stato scelto dall'Onu per l'incarico in Guatemala. Qui ha contrastato la mafia sotto l'aspetto delle collusioni con la politica, cosa che non è stata fatta a sufficienza da altri. Nessuno è insostituibile. Il processo sulla trattativa non è messo a rischio dall'assenza di Ingroia". Il presidente della Terza Commissione, Alberto Liguori (Unicost), relatore della delibera, ha ribadito la correttezza dell'iter seguito, ricordando che la "rapidità" delle pratiche sulle richieste per incarichi internazionali è sempre stata applicata. Il consigliere Francesco Vigorito (Area), ha rilevato come "questa vicenda non ha gran che di particolare, ma alcuni cercano di riservare un trattamento speciale a Ingroia, con un atteggiamento pregiudizievolmente contrario". I due laici del Pdl, Annibale Marini e Filiberto Palumbo, che in Commissione si erano astenuti dal votare la delibera, oggi hanno espresso voto favorevole. "Questa richiesta proviene dall'Onu - ha sottolineato Marini - e ciò mi induce a esprimermi a favore".