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Nina Zilli rivela: "Da ragazzina ero una racchia sovrappeso"

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La cantante in vacanza con il fidanzato e l'ukulele, come Marilyn...

Eliana Giusto
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  di Luca Vinci Immortalata da Max, la voce più grintosa, sensuale, contemporanea e vintage del pop italiano racconta il suo passato da brutto anatroccolo. Nina Zilli è, oggi, statuaria: una Regina di Saba dai capelli corvini, le gambe chilometriche, il tacco 15. Talmente alta e bella che, quando ce l'hai di fronte, ti viene da telefonarle. Eppure, di sé dice: «Io ero una racchia numero uno, sovrappeso, con l'apparecchio per i denti, sognavo il Principe azzurro e nessuno mi voleva baciare». Poi si è trasformata in principessa, e adesso è in tournée in tutta Italia tra migliaia di ragazzi in delirio. Ieri era a Giffoni, a chiudere il festival incontrando i tremila ragazzi delle giurie giovanili, e cantando per loro.  Nina, l'Italia la ha scoperta, oltre che come cantante, come  conduttrice televisiva, al fianco di Panariello. Un'esperienza che si ripeterà? «Beh, perché no? Non per il momento, manca il progetto giusto. Ma ho scoperto di saper reggere l'urto. Giorgio, in questo senso, è un battesimo del fuoco: si preparavano molte cose prima, ma quando si accendevano le telecamere lui era capacissimo di cambiare tutto, e io lì dovevo reagire, essere pronta, trovare una battuta… E con un  comico così  bravo era una battaglia difficilissima!». Battaglia che lei ha vinto. E dopo il tour, che cosa succederà? «Un attimo di vacanza, perché comincio a non reggere il ritmo. Vacanza con il fidanzato e con l'ukulele». Con cosa? «Con l'ukulele. È più piccolino di una chitarra, e si possono comporre delle canzoni anche accompagnandosi con quello». Lo strumento che suonava Marilyn Monroe in A qualcuno piace caldo? «“Esattamente: l'equivalente del notebook per voi giornalisti…». Ma è vero che da ragazzina si sentiva brutta? «Avevo gli occhi a cuore come Spank, e non mi si filava nessuno. Li guardavo, i maschietti, e loro non mi vedevano. Avevo della ferraglia in bocca, e i baci appassionati sarebbero stati un incagliamento di ferraglia…». Il primo momento di felicità d'amore? «Un amore estivo, alla Sapore di mare. Chiaramente, mi ero proprio innamorata. Poi mi ha lasciata, in un baleno…». Adesso, invece, da molti anni è innamorata… «Beh, sì: per il momento, è il record personale assoluto di durata! Sto con Riccardo da molti anni, e siamo anche sempre in giro insieme, perché lui è uno dei musicisti che suonano con me. Una bella fortuna. Gli altri musicisti, appena finito il concerto, hanno il bisogno irresistibile di tornare a casa, da qualcuno. Noi abbiamo anche questa fortuna, che possiamo rimanere nei posti…». Il più grande dono d'amore che lui le ha fatto? «Penso che il più grande dono d'amore, in generale, sia sopportarsi. Un altro grande suo dono è la capacità di lasciarmi dormire, al mattino: io sono un ghiro certificato doc, e lui non attenta al mio sonno. Uno dei più grandi doni che le hanno fatto i genitori? «Mandarmi in Irlanda, quando ero ragazzina, alle scuole medie. Non finirò mai di ringraziarli per questo: mia madre voleva che imparassi quante più lingue possibili. La ho accontentata, almeno per quello che riguarda l'inglese; dopo quel viaggio, sono stata a lungo negli Stati Uniti. Adesso, questa confidenza con l'inglese, che mi permette di parlare e di cantare in quella lingua, si è rivelata un bel vantaggio». Apriamo il libro dei sogni. Con chi farebbe un duetto, potendo scegliere? «Il sogno sarebbe con Stevie Wonder, almeno tra quelli vivi. Ma poi Zucchero, Lorenzo Jovanotti, Tiziano Ferro, Elisa sono tutti cantanti che adoro. Cantare con loro sarebbe un'emozione immensa». Con Cinquantamila lei ha portato, nella musica italiana, un bellissimo sapore vintage. Quali cantanti ama di quella stagione, degli anni '60? «Mina, Caterina Caselli, Ornella Vanoni, Gianni Morandi, Celentano... Perché le loro venivano considerate canzonette, e invece non erano banali per niente». Dopo le vacanze? «Mi concentro sul nuovo disco, il disco che sarà. Ma si parla già del 2013. Maya permettendo, naturalmente…».     

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