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A Monti i conti non tornano piùE chiede ai partiti se ha i numeri

Il premier riunisce Alfano, Bersani e Casini, anche Squinzi a Palazzo Chigi

Lucia Esposito
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di Salvatore Dama La situazione economica è drammatica», la mette giù molto dura Mario Monti, «io mi assumo le mie responsabilità e sono pronto a far sentire ancora la mia voce in Europa». Però i leader di partito devono essere chiari e «dirmi se dispongo ancora di una maggioranza in Parlamento». Il voto al Senato che ha ricompattato la coalizione del 2008, quella Pdl più Lega, ma anche le voci di un imminente accordo trasversale sulla legge elettorale, passepartout per il voto anticipato, sono la cornice di incertezza in cui si muove il presidente del Consiglio in queste ore. Le più critiche, se si misura tutto con i punti base dello spread. Sicché il Professore si è fissato tre incontri separati con i segretari dei partiti che compongono la sua maggioranza.  Supermario irritato Dialogo bilaterale: il premier presenterà il pacchetto di riorganizzazione delle agevolazioni fiscali e il piano Giavazzi-Amato sui contribuiti a imprese e partiti-sindacati. Il tutto per scongiurare l'aumento dell'Iva. E senza scartare a priori l'ipotesi di un intervento urgente in agosto nel caso in cui le cose dovessero mettersi male male. Ma Monti deve sapere da ABC se i suoi dossier sono realizzabili o se sono cartastraccia. Ipotesi probabile, quest'ultima, se i partiti dovessero essere a un passo dall'accordo sulla nuova legge elettorale, come sembra. Provincellum    Allo studio c'è un'opzione proporzionale con collegi piccoli (e listini bloccati, come per le Province), premio di maggioranza al partito che ottiene più voti, soglia di sbarramento che non sia punitiva per la Lega. I tempi sono l'incognita. Bersani ha fretta: «Siamo disposti a un primo via libera per agosto», ma il Parlamento è ingolfato di decreti in scadenza. Sono 12 e hanno precedenza. Poi c'è il Pdl, che non vuole affrettare il voto in autunno. Lo dice chiaramente Alfano: «Nessuna scadenza a questo governo, si andrà al voto nella prossima primavera». Le urne subito, nei ragionamenti di Silvio Berlusconi, significano vittoria sicura del Pd. Prendere tempo, invece, dà l'opportunità al Cavaliere - che non disdegna la riproposizione delle larghe intese anche nella diciassettesima legislatura (il “Monti dopo Monti”) -  di riorganizzarsi per bene in modo che il vantaggio democratico si assopisca e nessuno esca chiaramente vittorioso dalle urne. La patrimoniale democratica   «Spero che tutti i protagonisti della politica abbiano comprensione per la situazione del Paese  e non prendano decisioni dettate dall'utilità del momento», si è sfogato Mario Monti, che in serata ha ricevuto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Oggi riceverà a Palazzo Chigi prima Bersani e poi Alfano. Domani sarà la volta di Pier Ferdinando Casini. Il leader centrista non si sbilancia sul voto anticipato: «Che quello di Monti sia l'ultimo governo della legislatura, non c'è dubbio...». Bersani invece parla come se già stesse in campagna elettorale: «Da premier alleggerirò l'Imu e la affiancherò con la patrimoniale», annuncia, spiegando che il suo non sarà «un programmone» elettorale, ma «una carta di intenti» e la presenterà «la prossima settimana». Poi il segretario democratico attacca Berlusconi. Tutta colpa sua, la crisi: «Siamo in questa situazione perché ci ha raccontato le favole per dieci anni». Non a caso Bersani è l'unico che non chiude la porta al voto anticipato: «Facciamo prima la legge elettorale, facciamola “subitissimo”, poi si vedrà...».

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