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Sant'Agostino, demolito il municipioSgarbi ai terremotati: "Talebani!"e loro gli tirano l'acqua

Giulio Bucchi
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    Polvere tra i capelli, acqua in faccia, insulti nelle orecchie. Vittorio Sgarbi se ne va da Sant'Agostino, luogo simbolo del terremoto in Emilia, con le pive nel sacco. Il politico, critico d'arte e tuttologo prezzemolato ha fatto la sua apparizione a sorpresa nella cittadina del Ferrarese dove oggi pomeriggio alle 16 era previsto l'abbattimento del municipio lesionato dalle tremende scosse del 20 maggio. "Non è un'improvvisata - ha detto alle telecamere di TgCom 24 - "Sto cercando di impedire questo atto criminale denunciando i responsabili. Qui c'è un ciclo di affreschi che non può essere fatto saltare. La dinamite si mette in guerra, qualsiasi edificio può essere messo in sicurezza. E' una cosa totalmente criminale. Nell'aula della giunta ci sono affreschi importanti che devono essere salvati. Siccome non c'è differenza nella legge tra un edificio del Cinquecento e Ottocento. Se perfino i soprintendenti sono d'accordo con l'abbattimento, chissà chi è qui per assistere a uno spettacolo di distruzione". Tutti contro Sgarbi - Le proteste di Vittorio risultano inutili, perché a sorpresa e con un anticipo di quasi un'ora (senza peraltro lo squillo delle tre sirene d'avvertimento) il municipio viene abbattuto. Sgarbi e il giornalista del TgCom 24 vengono travolti dal fumo e dalla polvere. Il critico tossisce, si fa aria, si scarmiglia la chioma sale-e-pepe e riparte all'attacco: "Sono come i talebani a Bamiyan. Risponderanno in tribunale. Non ci volevano le bombe. Porterò in tribunale chi si è reso responsabile di questa cosa. La posizione di chi vuole vedere saltare il municipio è barbara. Ma non sempre la maggioranza ha ragione. La mia è la stessa posizione di Settis e del precedente soprintendente Garzillo". Sgarbi non fa in tempo a finire di parlare che viene ricoperto di insulti, in diretta tv, dagli abitanti della cittadina emiliana al grido di "buffone, buffone". Un signore si avvicina e gli grida con accento vivissimo: "Non l'accetto, lei non mi dà del talebano! Venga lei a vivere qua, per due mesi Sant'Agostino è morta, i negozianti hanno tenuto chiuso. Bisognava abbatterlo, era pericolante!". Sgarbi reagisce e la parola d'ordine è "talebani" e ad un certo punto piove sulle teste dei collegati una bella spruzzata d'acqua piovuta dalle bottigliette di qualche contestatore. E anche Sgarbi deve abbassare il ciuffo.            

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