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Lombardo lascia, ma solo il 24:"No al commissario per la Sicilia"

Giulio Bucchi
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Raffaele Lombardo si dimette? No, almeno non oggi. Oggi preferisce attaccare tutto e tutti, respingendo ogni accusa. Il mercoledì caldo del governatore della Sicilia, cui il premier Mario Monti ha chiesto ufficialmente le dimissioni immediate, è un susseguirsi di dichiarazioni che non placano le polemiche sulla regione "fallita" e schiacciata da un indebitamento previsto nel 2012 di 7 miliardi e con i fondi europei a rischio a causa di malagestione e sprechi assortiti. Ma la risposta di Lombardo, che aveva annunciato di lasciare ma solo ad agosto, è semplice: "Niente commissariamento". In realtà, il braccio di ferro con il governo avrà il prevedibile esito: Monti sbloccherà i 400 milioni di euro di finanziamento in cambio delle dimissioni (peraltro scontate) del governatore. "No al commissariamento" -  "Chissà, magari mi posso dimettere anche domani (giovedì, ndr). Certo, non consentirò a nessuno che si rinviino le elezioni regionali in Sicilia, perché è giusto che si voti prima delle nazionali. Io il 24 mi presenterò dal premier Monti e gli annuncerò che mi dimetto, ma potrei averlo già fatto prima". Così, davanti ai giornalisti, il governatore allontana momentaneamente l'ipotesi di passo indietro. Ma poi parte l'affondo. Si inizia proprio con Monti, la cui lettera viene definita "irrituale, un fatto anomalo". Il commissariamento della Regione? "Non è possibile. Tanti ne parlano, ma non si può fare. Le norme dello Statuto che hanno rango costituzionale, non sono state superare dalle altre leggi costituzionali. Quindi, stiano tutti più sereni".  "Conti a posto" - Sui conti, poi. diventa una furia. "Non è vero che la Regione è in default. E' falso è disonesto dirlo. Faccio parlare i numeri. Abbiamo un bilancio 27 miliardi, un debito di 5,5 miliardi e un Pil di 85 miliardi. Insomma un rapporto debito/Pil di circa il 6%. Lo Stato invece ha un rapporto del 120%. Chi è in default?". "Il nostro più grande debitore è lo Stato che ci deve circa un miliardo - ha aggiunto Lombardo -, poi c'è la partita dei residui attivi. Le tre agenzie di rating ci hanno attribuito un Baa2, come Milano e il Veneto. E siamo sopra al Piemonte. Non comprendo questo accanimento e non mi sorprende che non abbia avuto la solidarietà di Cota e Zaia".  Sogno secessione - C'è sempre il Nord nel mirino di Lombardo. Il leader del Movimento per le Autonomie replica piccato al governatore della Lombardia Roberto Formigoni che lo aveva definito "lombardo solo di nome". "Io sono qui e non a fare il bagno seminudo sullo yacht degli amici nelle Antille". E al leghista Mario Borghezio: "Auspica che la Sicilia diventi una nazione autonoma? Gli rispondo che magari ci mettessero in condizioni di diventarlo. Manterremmo nella Regione risorse ingenti, almeno 10 miliardi all'anno e come Malta potrebbe abbattere la tassazione al 12-13% producendo un autentico boom economico".  Avvertimenti inquietanti - Lombardo poi annuncia querele per Libero e il Giornale colpevoli di aver gettato discredito sulla Sicilia per aver sollevato la questione del suo malgoverno ("Ce la pagherete", ha giurato). Ma il passaggio più grave è quello che riguarda il vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello, che nei giorni scorsi aveva chiesto di sfoltire sensibilimente l'organico dei dipendenti regionali. "Il mio è stato l'unico governo a non avere fatto una sola assunzione - s'infervora Lombardo -. Dipendenti e precari si sono ridotti, ma se qualcuno pensa, come sento da più parti, anche da qualche pseudo industriale, che debba licenziare questi 50 mila lavoratori o una gorssa parte, rispondo che non lo farò mai e che piuttosto vadano a morire ammazzati. Non intendo distruggere la vita di migliaia di persone". Lo Bello si è limitato a commentare con poche parole: "Si tratta di affermazioni gravi che evidenziano come il presidente si trovi in forte difficoltà psicologica". Lombardo ha provato poi a metterci la pezza: "Non mi riferivo nè a lui nè a nessun altro. Lo Bello è una persona che tutti stimiamo", ma il danno è fatto. E scatena una polemica politica che coinvolge il Partito democratico, che sostiene in Regione la maggioranza del governatore. "Cosa fa il segretario del Pd Pierluigi Bersani mentre Raffaele Lombardo minaccia Ivan Lo Bello?", si chiede il sindaco di Palermo Leoluca Orlando (Idv). Il segretario regionale dell'Udc Gianpiero D'Alia, invece, parla di "incomprensibile livore" per gli insulti di Lombardo. Un livore che non si può trincerare dietro querele.    

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