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Cav, dopo la rivolta la frenata:"Forza Italia bis? Solo un'idea"

Andrea Tempestini
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Noi di Libero ve lo avevamo anticipato già domenica mattina, poi la conferma: Silvio Berlusconi ritorna a Forza Italia. Addio al Pdl, insomma, per ripescare il simbolo della discesa in campo: secondo il Cav, infatti, il Pdl (tanto peggo "la" Pdl) porta sfortuna. E così, dopo mesi di brainstorming per cercare un nuovo nome, l'ex premier è arrivato a una semplice conclusione: di nomi migliori di quello originario non ce ne sono. E così sia (o quasi). La conferma ufficiale al "grande ritorno" è arrivata in un'intervista alla tedesca Bild uscita lunedì mattina. Nel colloquio, Silvio poi conferma che sì, sarà lui il candidato premier del Pdl. Peccato però che l'annuncio del ritorno allo "spirito del '94" non sia piaciuto affatto alla nomenklatura pidiellina. In particolare la sollevazione ha coinvolto gli ex colonnelli di An. Il loro messaggio? Semplice: "Se torna Forza Italia noi rifacciamo Alleanza Nazionale". Sarà per questo, o sarà perché la Bild ha realmente travisato le dichiarazioni di Berlusconi, ecco che il Cavaliere si cimenta in una parziale retromarcia: "Nell'intervista apparsa sul gioranle Bild, l'idea del cambio di nome dal Popolo delle Libertà a Forza Italia è stata equivocata, trattandosi, com'è logico ed evidente, non già di una decisione assunta, ma solo di un'idea, di una proposta da discutere e da verificare nelle sedi proprie". Un cambio di rotta, insomma, piuttosto netto. Sulla querelle è intervenuto anche il segretario azzurro, Angelino Alfano: "Il Popolo della Libertà - ha spiegato - è un progetto nato da una straordinaria intuizione che ha consentito di raccogliere i voti di milioni di italiani". Quindi Alfano spiega che "a quel progetto siamo affezionati. Non è un problema di nomi - ha concluso -, ma di sostanza sulla quale dovranno pronunziarsi i più alti organismi previsti nello statuto del Pdl". "Vittima della giustizia" - Nella lunga intervista concessa alla Bild, Berlusconi aggiunge anche che si considera una vittima della giustizia nell'affaire del bunga bunga. Il Cav spiega che si è trattato di una "campagna di diffamazione da parte della magistratura, che in parte è di sinistra". Poi racconta la sua verità: "Le ragazze coinvolte sono accusate di prostituzione anche se hanno solo ballato, come in tutte le discoteche al mondo". L'ex premier è sicuro del fatto che l'impianto accusatorio si sgretolerà: "Tutte le accuse si dissolveranno nel nulla, come negli altri processi, che sono stati fatti contro di me. Erano più di 50 e io ho pagato più di 428 milioni di euro per avvocati e consulenze giuridiche. Io non credo che qualcun altro oltre me avrebbe resistito a così tanti attacchi", ha aggiunto". Le critiche alla Merkel - Nell'intervista alla Bild si parla poi di economia, e Berlusconi spiega: "Se noi abbiamo di nuovo sotto controllo il nostro bilancio statale è in gran parte grazie al mio governo. Poi sullo stato del Vecchio Continente: "Noi ci auguriamo una Germania più europea e non un'Europa più tedesca". Chiara la critica alla linea del rigore della Merkel, accusata di "un'eccessiva politica di risparmio" (ribadita dalla Cancelliera in un'intervista televisiva). "Al momento - ha proseguito il Cav - si avverte una certa supremazia tedesca in Europa. E proprio per questo noi auspichiamo da Berlino una politica europea lungimirante, solidale e aperta". Sulla moneta unica, Berlusconi ha specificato: "Non ho mai pronunciato la frase 'stampiamo soldi', almeno in questa formulazione così grossolana. Ma con l'euro la bilancia commerciale della Germania è migliorata, quella dell'Italia è peggiorata. Un ritorno alle valute nazionali - ha chiosato - mi pare comunque improbabile. Si tratterebbe in ogni caso della sconfitta, che nessuno può augurarsi, del progetto storico di un'Europa unita". "Ho sconfitto la minaccia comunista" - Berlusconi valuta poi l'operato di Mario Monti: "La sua forza principale sta nell'avere il più ampio supporto che mai un presidente del Consiglio abbia avuto. Ed è questo il principale motivo che mi ha spinto a fare un passo indietro: volevo consentire l'approvazione di riforme anche costituzionali". E proprio sulle riforme necessarie il Cavaliere ha sottolineato: "Non sono rimasto traumatizzato dalla perdita di potere, anche perché il presidente del Consiglio in Italia non ha alcun potere. La nostra Costituzione non gli permette neppure di sostituire un proprio ministro. Avevo potere prima del 1994, quando facevo solo l'editore televisivo". Una battuta, infine, sul suo passato politico: "La mia discesa in campo 18 anni fa ha salvato l'Italia dal comunismo. Questa è la verità storica e ne sono fiero. Sono stato l'unico leader europeo ad avere eccellenti rapporti al tempo stesso con la Russia e con gli Stati Uniti d'America, e ho fatto sentire il peso di questa amicizia in ogni circostanza in cui è servito alla pace e alla sicurezza nel mondo".  

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