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Silvio, Renzi e Grillo: Bersani ha di nuovo gli incubi

Il segretario Pd a Roma per l'assemblea democratica. Spara a zero su Berlusconi (ritorni agghiaccianti) e Beppe, allontana le primarie a fine anno per mettere fuori gioco il sindaco. E' ufficiale: ha la sindrome da accerchiamento

Giulio Bucchi
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Stritolato. Una morsa infernale tra amici, ex amici, rivali che tornano a sopresa a incrinare i sogni di gloria. Pierluigi Bersani non può mai respirare: prima le tribolazioni tra riforma delle pensioni, liberalizzazioni, riforma del lavoro. Quindi l'assalto elettorale del Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo che ruba consensi e voti. Poi la grana delle primarie, esercizio altamente democratico di cui il segretario del Pd farebbe volentieri a meno. E ora, tegola tra capo e collo, lo spauracchio di Silvio Berlusconi candidato nel 2013. Di nuovo lui: ma non dovevano vedersi più? Forse è per tutti questi motivi che all'assemblea nazionale del Pd a Roma l'uomo di Bettola è parso un po' stranito, teso. Pensava che, almeno per lui, sarebbe filato tutto un po' più liscio. Il Cavaliere agghiacciante - Eggià, perché il grosso del lavoro sporco Pierluigi credeva di averlo fatto tra settembre e novembre 2011, quando aveva lavorato e brigato per far cadere il governo di Pdl e Lega, affossare una volta per tutti (con una mano dello spread) e piazzare a Palazzo Chigi Mario Monti, con l'ingrato compito di preparare il terreno alla vittoria sicura (pensava lui) del centrosinistra. E invece altro che tutto riposo: è iniziata la primavera caldissima del Partito democratico. E ora, col Cavaliere in lizza, si preannuncia un autunno caldissimo. "Ritorni agghiaccianti", li ha definiti ghignando Bersani, agitando l'incubo di reazioni negative da parte degli investitori internazionali. Insomma, per far fuori Berlusconi meglio affidarsi alla finanza, a Moody's e alle altre agenzie di rating. In fondo, la stessa tattica usata lo scorso autunno, sai mai funzionasse ancora. Nemico Renzi - A proposito di autunno caldo, Bersani sta provando il trucchetto dei trucchetti: il suo primo avversario, in ordine di tempo, sulla strada del voto 2013 sarà Matteo Renzi. Che voleva partecipare alle primarie, previste ad ottobre. E il segretario che fa? Svicola, la prende per le lunghe, annuncia che "le primarie non riguardano solo un partito, quindi se ne dovrà parlare". E per parlarne ci vuole tempo. Fine dell'anno, si dice. Quando sarà troppo tardi per mettere in discussione la leadership di Bersani stesso. Sempre che il regolamento, come probabile, non escluda a prescindere la candidatura di due esponenti dello stesso partito. In questo caso, Renzi dovrebbe mollare il Pd e fare una lista propria. "Spero che non sia solo un concorso di bellezza. Oggi non intervengo, ma ne avrei di cose da dire...". Grillo criticante - Se contro Renzi Bersani si gioca la partita faccia a faccia, contro Beppe Grillo Bersani può contare almeno su un alleato: Enrico Letta. Il suo vice, più centrista di lui, ha messo in chiaro di preferire "un voto al Pdl piuttosto che uno al Movimento 5 Stelle". Posizione che ha fatto discutere gli elettori democratici, non Bersani. Che infatti, pur non citandolo, a criticato a più riprese Beppe sul tema del voto ai figli di immigrati nati in Italia, sull'uscita dall'euro e sul pagamento dei debiti. Proprio le tre accuse che Letta muoveva al comico-politico genovese. Paradossalmente, la posizione di forza di Bersani è quella che rischia di finire sotto le macerie di una corsa al voto rischiosissima. Primo partito in assoluto, il Pd deve ancora capire se allearsi con Pierferdinando Casini (e Fini, e Rutelli), con Nichi Vendola e Casini, con Vendola e Antonio Di Pietro ma senza Casini. Un rompicapo, e far passare il tempo sperando che qualcuno o qualcosa gli abbatta gli avversari stavolta non funzionerà.

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