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Bersani contro Berlusconi: "Agghiaccianti ritorni"

Giulio Bucchi
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Basta l'annuncio di un Silvio Berlusconi in lizza per riportare le lancette del tempo indietro di un anno. Nel centrodestra, ma soprattutto a sinistra. Dove Pierluigi Bersani rimette la puntina sul vecchio disco (rotto) e riparte alla carica: "Si sente di agghiaccianti ritorni...". Così, all'assemblea nazionale del Pd a Roma il segretario democratico bolla, senza citarla, la candidatura del Cavaliere per il Pdl. Si parla di crisi e fiducia nei mercati dopo la mazzata del downgrade di Moody's e Bersani spiega perché: "Liste di fantasia, partiti per procura, leadership invisibili e senza controllo o agghiaccianti ritorni... Perché se gli italiani scelgono soluzioni avventurose o disperate gli altri dovrebbero scommettere su di noi?". L'applauso della platea è flebile, ma Pierluigi procede spedito e inserisce nel calderone, insieme al Cav, pure Beppe Grillo (sempre senza citarlo): "Perché mai non dico uno speculatore, ma un onesto risparmiatore del mondo dovrebbe prestarci soldi, se in Italia prendesse voti chi dice un giorno sì e l'altro no che bisogna uscire dall'euro, scherzando con la prospettiva di un drammatico impoverimento di milioni e milioni di persone; o se prendesse voti chi  dice che non dobbiamo pagare i debiti? Perché mai quel risparmiatore dovrebbe aver fiducia nell'Italia se l'Italia di nuovo scegliesse la strada di soluzioni sconosciute alle democrazie   del mondo?". Gongola il vicesegretario Pd Enrico Letta, che su Corriere e Twitter aveva provocatoriamente avvisato: "Meglio votare Pdl che Grillo"... Nodo primarie - Poche parole sul nodo delle primarie. "Non le faremo da soli e dunque i tempi e i modi non li possiamo decidere da soli", ha spiegato Bersani. "Lasciatemelo dire con chiarezza. Non si parlerà del Pd, non sarà il congresso del Pd. Si parlerà di Italia di governo del Paese". Nessun riferimento agli avversari interni come Matteo Renzi né alle tempistiche della consultazione. Secondo fonti vicine al Pd l'idea sarebbe quella di far slittare il voto a fine anno e di impedire ai partiti di esprimere più di un candidato. Quindi, per il Pd, l'unico rappresentante sarebbe Bersani, che se la vedrebbe con gli eventuali alleati (Di Pietro? Vendola? Casini?). E tanti saluti al democratico Renzi, a meno che non molli il Pd... Monti pompiere - La posizione del segretario democratico sulla crisi economica è chiara: "La colpa di chi ci ha portato nella crisi in cui versa il Paese è il decennio berlusconiano e leghista, dieci anni di favole e di svago, dieci anni conclusi con un patto di emergenza stretto con l'Unione Europea, non da Monti, ma da Berlusconi e Tremonti, un patto di cui mese dopo mese sentiamo il peso drammatico". Quindi colpa di Berlusconi, e non di Monti che quel patto non solo lo rispetta a occhi chiusi ma che anzi fa di tutto per appesantirlo, in ossequio ai dettami Ue. "L'ho già detto: il pompiere può anche fare degli errori ma non è lui che ha appiccato il fuoco e sarebbe curioso che colui che ha appiccato il fuoco si permettesse adesso di fare le pulci al pompiere che comunque ha impedito che il fuoco dilagasse", chiosa Bersani. Il partito delle tasse - Con Monti l'allineamento è notevole, anche se pericoloso. E infatti Bersani tiene a precisare che "la spending review è una formula che contiene una sfida che raccogliamo e che raccoglieremo. Noi non siamo il partito delle tasse". "Nel provvedimento - aggiunge - ci sono contenuti che condividiamo, che sono anche nostri e che vogliamo anzi rafforzare e che riguardano la semplificazione istituzionale e il peso della pubblica amministrazione. Ma per quello che riguarda i servizi reali alle persone, sanità, servizi locali, istruzione e cultura noi siamo per correggere e alleggerire per non aggravare una situazione già molto deteriorata".  Riforme difficili - Di legge elettorale si "discuterà in Parlamento anche se la strada è intralciata dalla beffa costituzionale di Pdl e Lega che stanno mettendo la riforma costituzionale in un vicolo cieco". "Buttano la palla in tribuna per pure ragioni propagandistiche - attacca ancora Bersani - col rischio evidente di bloccare ogni elemento possibile e sensato di riforma". "Siamo pronti a stralciare almeno la norma sulla riduzione del numero dei parlamentari - conclude il segretario Pd -. In ogni caso, di legge elettorale si discuterà e l'oggetto del contendere non è affatto oscuro. Abbiamo da parte della destra una preclusione verso il doppio turno di Collegio. Per noi resta la proposta migliore. L'abbiamo da mesi depositata in Parlamento. Noi partiamo da lì".   

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