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Silvio candidato fa sul serio: vuol trombare la Minetti

Giulio Bucchi
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I più delusi saranno i suoi compagni di banco al Pirellone, quelli che a ogni cambio d'abito le tributavano sguardi voraci e battutacce che neanche  nelle peggiori caserme. La bella Nicole Minetti - nota tra i suoi tanti detrattori come “l'igienista dentale del Cavaliere” - potrebbe presto lasciare (anche se lei dice di non voler dare le dimissioni) il Consiglio regionale della Lombardia. Colpa di Berlusconi, che intende cancellare dal suo passato le ombre del caso Ruby per migliorare le sue performance in campagna elettorale. Colpa del partito, che di fatto non l'ha mai sopportata e che ora lamenta la continua comparsa su riviste e quotidiani di foto  «più adatte a un film della Tommasi che alla politica» (parola di un colonnello Pdl). Per non parlare delle sue uscite in shorts, delle serate con Corona, delle comparsate con Bobo Vieri a Formentera. Tutte cose considerate del tutto inadatte al suo ruolo.  La Minetti tiene duro: "Non mi dimetto" Risultato: la lettera di dimissioni di Nicole sarebbe già pronta. A prepararla sarebbero stati i dirigenti azzurri, cui ora resta solo un compito: convincere lei a firmare. La consigliera, infatti, ieri ha smentito di aver ricevuto pressioni e ribadito di non aver alcuna intenzione di farsi da parte. Il suo lavoro continua, tanto più che tutto partirebbe da un semplice “malinteso”. Hanno scritto di lei che, dopo aver disertato il Tribunale invocando il legittimo impedimento, non si sarebbe neanche presentata in Consiglio regionale. Tutto falso, spiega. Lei in aula c'era. Qualcuno all'opposizione, però, ha cronometrato i suoi tempi: ha partecipato al dibattito per 37 minuti netti. E a Palazzo Grazioli c'è chi ha preso nota. Gli impietosi orologi dei colleghi di centrosinistra, quindi, potrebbe presto determinare il tramonto politico di Nicole. Una saga iniziata  nella primavera del 2010, quando all'improvviso nel listino bloccato di Roberto Formigoni comparve il nome dell'ex soubrette di Colorado Cafè. Lei e Berlusconi si erano incontrati un anno prima, dopo l'aggressione subita dal premier a Milano. Silvio si era beccato una statuetta del Duomo sui denti e la Minetti, che lavorava al San Raffaele, l'aveva curato, guadagnandosi sul campo una candidatura. Una scelta che i giornali avevano immediatamente inserito nella lista nera del «ciarpame senza pudore» sbandierato da Veronica Lario, massacrando  quotidianamente l'allora 25enne riminese. Un obiettivo fin troppo facile. Una giovane consigliera Pdl, Sara Giudice, era perfino arrivata a raccogliere firme per farla fuori dalle liste. Una consigliera che oggi non fa più parte del partito. Berlusconi all'epoca non voleva sentire critiche alla sua creatura: «La signora Nicole Minetti è una splendida persona, intelligente, preparata, seria», aveva detto di lei il premier intervenendo in diretta a La7, «si è laureata col massimo dei voti, 110 e lode, si è pagata gli studi lavorando ed è di madrelingua inglese». Fine delle discussioni.  La Minetti, aveva vinto, era entrata in Consiglio senza prendere mezza preferenza. Memorabile la sua foto di fianco al Trota alla prima seduta, dopo il quale il frastornato figlio del Senatur era riuscito a balbettare solo un «è simpatica». Per qualche tempo il suo lavoro in Regione era proseguito senza traumi, almeno fino all'esplosione del caso Ruby. Nicole, come noto, è stata accusata di essere la maitresse delle notti bollenti di Arcore. Sarebbe stata lei a far conoscere alla minorenne marocchina la strada per le ville del presidente del Consiglio. Una sua ex compagna di liceo aveva raccontato ai pm dei suoi balli  sul tavolo senza reggiseno di fronte al Cavaliere. Le sue intercettazioni al telefono con le “olgettine” sono diventate un cult. Da «ti volevo un attimo briffare», fino a «detto fuori dai denti ci sono varie tipologie: c'è la zoccola, la sudamericana che non parla l'italiano e viene dalle favelas e ci sono io che faccio quello che faccio. Tu fregatene, non confonderti nella massa non essere timida e sbattitene il c... e via andare». Parole finite sul libro nero della Boccassini, ma che Silvio non ha alcuna voglia di spiegare anche agli elettori. La campagna per il 2013 si avvicina, l'operazione “pulizia” è iniziata. di Lorenzo Mottola

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