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Fini perde il duello con Schifaniriforma del voto si farà al Senato

Sarà la commissione affari costituzionali di Palazzo Madama, e non quella di Montecitorio, a mettere a punto un testo condiviso

Matteo Legnani
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  Gianfranco Fini prova a scipparla a Renato Schifani, ma alla fine è costretto ad alzare bandiera bianca: la discussione sulla legge elettorale resta di competenza del Senato. Sarà un comitato ristretto della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, infatti, a mettere a punto entro dieci giorni un testo condiviso tra i 35 disegni di legge che giacciono nella commissione presieduta dal socialista Carlo Vizzini. Poi il provvedimento passerà all'esame dell'Aula.  Il relatore sarà Lucio Malan (Pdl), cui la conferenza dei capigruppo del Senato ha formalmente assegnato il mandato nella riunione convocata ieri pomeriggio da Renato Schifani, presidente del Senato. In un colloquio tra lo stesso Schifani e Fini, la seconda carica dello Stato ha ribadito l'intenzione di lasciare incardinata a Palazzo Madama la discussione sulla riforma del Porcellum. Preannunciando allo stesso Fini l'intenzione di assegnare il mandato al relatore. Non poteva essere altrimenti, del resto. «Ci sono 35 disegni di legge, abbiamo fatto decine di sedute e 18 audizioni. E che la riforma dovesse partire dal Senato fu concordato tra i presidenti delle Camere», ha ricordato Vizzini.  

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