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Fa la giunta senza quote rosasindaco perseguitato dalle donne

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Ad Assisi, il regolamento prevede una quota femminile nel governo della città. Il primo cittadino accusato di maschilismo e la vicenda finisce al Tar

Matteo Legnani
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  Questa è una storia di razzismo all'incontrario. Di una quota blu massacrato dalle quote rosa. Di un povero sindaco nient'affatto misogino, additato al pubblico ludibrio e condannato per non aver agevolato nella propria giunta la nomina di donne senza competenza. Accade che Claudio Ricci sindaco di Assisi  ritenga che in città non vi siano politici validi di sesso femminile da inserire nel governo del territorio. La cosa può essere verosimile: ogni primo cittadino deve avere un totale rapporto fiduciario coi collaboratori. Però ne nasce una querelle prima ideologica, poi giuridica. Si va per vie legali con l'opposizione che accusa il sindaco di discriminazione sessuale, anche perchè nel regolamento comunale qualcuno, negli anni, ha inserito la benedetta postilla dell'obbligo di “quote rosa”. Si arriva, insomma, in Tribunale. Fino al Tar dell'Umbria che rileva nella Giunta la carenza sotto il profilo della presenza femminile. Anzi, per essere precisi il Tar considera  “non illegittimo” non includere una donna in Giunta (peraltro il presidente del Consiglio ad Assisi è una donna che, candidata assessore, ha optato per la presidenza del Consiglio) ma chiede adeguate motivazioni. Leggi l'articolo integrale di  Arturo Bandini su Libero in edicola oggi 10 luglio  

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