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Monti e Merkel al vertice di Bruxellescon una pistola puntata alla tempia

Andrea Tempestini
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    Circoletto rosso sulla data del 28 giugno, quando si celebrerà l'ennesimo vertice dell'Unione europea. L'attenzione sul summit è massima: osservano con interesse i paesi del Vecchio continente, i governi, i mercati di tutto il mondo, Barack Obama, la Cina e la finanza globale. Ci si aspetta che durante l'incontro si smuova qualcosa, ci si attende che qualche decisione venga presa. I precedenti, però, sono pessimi: la lunga lista di vertici Ue si è sempre, o quasi, chiusa con un nulla di fatto. Ci sono due leader che però, più degli altri, non possono permettersi un nuovo buco nell'acqua. Ci sono due leader che quel circoletto rosso sulla data del 28 giugno l'hanno tracciato con un pennarellone indelebile: sono il premier italiano, Mario Monti, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. I due capi di governo, metaforicamente parlando, arriveranno al vertice con una pistola puntata alla tempia. Risultati o rimpasto di governo - Per prima l'intricata situazione del professere. Se ancora nessuno glielo aveva detto "ufficialmente", ci ha pensato Silvio Berlusconi, sempre più presente nelle vicende politiche delle ultime settimane. Cosa accadrà se Monti tornerà da Bruxelles senza grossi risultati, gli hanno chiesto? "Eh, speriamo che torni con risultati", rispondeva il Cavaliere, lasciando intendere che, altrimenti, le cose dovranno cambiare. Il presidente del Pdl ha preso atto del fatto che su spread e crescita, di fatto, il professore ha già fallito. Ora gli resta il vertice del 28 giugno, dove deve starppare l'ok al piano anti-spread, che vincolerebbe i fondi salva Stati all'acquisto di obbligazioni dei Paesi in difficoltà. L'optimum sarebbe qualche concessione su eurobond o simili, anche se la strada pare difficilmente percorribile. Se il premier tornasse dal summit a mani vuote, il Cavaliere imporrebbe un rimpasto di governo a luglio, con l'ingresso di alcuni politici. Un'ipotesi alla quale sono contrari Casini e Bersani, e che potrebbe far deflagrare l'esecutivo dei tecnici. Nel Pdl, inoltre, è crescente il malcontento per la riforma del lavoro e per il caos sulle cifre degli esodati. Le difficoltà di Angela - Vi è poi il quadro in cui si muove Angela Merkel, tecnicamente il leader più forte, autorevole e potente al tavolo che si radunerà a Bruxelles a fine giugno. Ma la cancelliera, proprio come Monti, è in patria che deve fare i conti con una debolezza che si sta amplificando. Le elezioni nei land sono acqua passata, che però dimostra come il consenso si stia erodendo. La linea del rigore imposta da Angela sta soffocando l'export di Berlino, il motore della locomotiva tedesca. Di poche ore fa gli ultimi dati, pessimi. Il settore privato tedesco ha accusato una contarzione per il secondo mese consecutivo, e a giugno l'attività manifatturiera ha infatti toccato i minimi degli ultimi tre mesi, suggerendo che la maggiore economia europea potrebbe contrarsi nel corso del secondo trimestre, accusando i colpi della crisi della zona euro che Angela non si vuole sbrigare a risolvere.  I dati - L'indice composito dei direttori di acquisto elaborato da Markit, per il mese di giugno, in Germania è sceso a 48,5 dal 49,3 di maggio secondo la stima preliminare diffusa oggi, giovedì 21 giugno, scendendo ulteriormente sotto la soglia di 50 che separa l'espansione dalla contrazione. Poi l'indice sulle Pmi manifatturiere, che si è attestato a 44,7 rispetto a previsioni per 45,2 e al 45,2 finale di maggio, accusando così la contrazione più rapida dal giugno 2009. Di ieri, mercoledì 20 giugno, le notizie relative al crollo della fiducia delle imprese tedesche nell'economia di Berlino: l'indice Zew a giugno è sceso di 27.7 punti a quota -16,9 punti, segnando il peggiore tuffo verso il basso dall'ottobre del 1998. C'è poi un foglio sulla scrivania della Merkel che la preoccupa non poco: secondo un sondaggio, un tedesco su quattro vorrebbe uscire dall'euro. Per difendere la moneta unica seguendo la linea del rigore, la Germania sta rischiando di rimanere impantanata, proprio come i paesi che per la crisi hanno pagato un conto più salato. E l'effetto Merkel sta prendendo piede: la Germania comincia ad essere stufa dell'euro (e di lei, che proprio come Mario Monti, al vertice di Bruxelles arriverà con una metaforica pistola puntata alla tempia).    

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