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La maturità "sobria" è un catalogo di ovvietà

Alvise Losi
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  Non capisco, davvero non capisco come sia stato possibile che nessuna traccia dell'esame di maturità fosse dedicata alla scomparsa delle mezze stagioni. Perché per il resto il catalogo delle ovvietà è completo: il poeta laureatissimo, la crisi di cui da mesi parlano anche i sassi, il sempiterno Olocausto e il cadavere eccellente di nome Steve Jobs. Non c'erano altri morti recenti sui quali sollecitare riflessioni? Si ipotizzava il povero Marco Simoncelli: niente da fare, forse era troppo italiano per l'esterofilo ministero. Si pensava alla povera Amy Winehouse: niente da fare, forse il triste spettacolo della sua parabola esistenziale era troppo educativa (certe foto in cui la cantante appare sconvolta sono più efficaci di trentamila campagne antidroga) per i dirigenti del Miur che in una traccia danno voce al grande diseducatore Rousseau. E quindi spazio al guru della Apple, il cui più famoso discorso (quello del «Siate affamati, siate folli») mi ha sempre ricordato lo sragionare di Nietzsche poco prima di abbracciare un cavallo a Torino. Leggi l'articolo di Camillo Langone su Libero di oggi giovedì 21 giugno 2012 o vai all'edicola digitale  

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