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Il compagno di Dalla: i parenti mi hanno tolto le chiavi di casa

Marco Alemanno: sono prigioniero in casa mai, i suoi familiari temono che rubi qualcosa

Lucia Esposito
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  Parla per la prima volta il compagno di Lucio Dalla, Marco Alemanno, l'attore pugliese di 32 anni. Lo fa con il Corriere della Sera a cui confessa di non avere più rapporti con la famiglia di Lucio. I problemi sioprattito con Simone Baroncini, primo corno all'Orchestra del San Carlo d Napoli e sua madre capo dei vigili a Bologna.  I problemi sono nati subito: «Dopo che è morto Lucio, tutto lo staff è venuto da me, che ero la persona più vicina, chiedendomi se ci fosse il testamento. A me risultava che non avesse lasciato scritto niente, comunque cercate e vedete, risposi. Io non ero nelle condizioni... Come si fa in questi casi, in assenza di testamento, l'avvocato ha depositato l'eredità giacente in Tribunale, che ha chiamato un curatore. I familiari si sono risentiti», ha detto Alemanno al Corriere. Nuova vita L'attore vive ancora nella casa di Dalla in via D?Azeglio a Bologna: «Ma sono prigioniero nella mia casa, perché io la chiamo casa mia. Ho un letto, bagno e cucina. Da sei anni sono residente-possessore, come dice la legge. Se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d'arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento, chissà, che non rubi nulla. Mi hanno tolto le chiavi, cambiato le serrature. Ho solo la parte mia. C'è un curatore, che sta in mezzo, tra me e i cugini. Fui obbligato a fare un inventario, perfino sul mio computer. I parenti quel giorno presero a darmi del lei, mi chiamavano per cognome. Quando cominciarono a discutere su una lampada, andai su tutte le furie. Poi ci fu mio padre che risultava assunto come custode della casa alle Tremiti. Anche da questo fatto è nata una questione». E confessa; la notte, quando provo a dormire apro un cassetto con i suoi oggetti per poter sentire ancora il suo profumo. Ma di questo a loro forse non importa" Fondazione Il dissidio con la famiglia di Lucio è nata soprattutto per la Fondazione che i cugini immaginano come «un centro di attività, concerti, mostre, teatro, registrazioni e altro» mentre Maro Alemanno spiega al Corriere:  «Lucio ed io ne parlavamo da un anno e mezzo. Lui voleva concentrarsi su una delle sue passioni: il talent scout. Voleva individuare nuovi talenti, musicisti o pittori, in collegamento con l'università. Una settimana prima di partire per l'ultima tournée ci proponemmo di cominciare a cercare fondi e spazi».  

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