Dolce e Gabbana a processo:presunta evasione da 420 mln
Annullato il proscioglimento della Cassazione, tornano alla sbarra. Stefano: "Che palle, non abbiamo fatto niente"
Si profila un processo con citazione diretta, cioè saltando l'udienza preliminare, per Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Gli stilisti sono tornati davanti al giudice per l'udienza preliminare di Milano, Giuseppe Gennari, dopo che la Cassazione ha annullato il loro proscioglimento per la presunta maxi evasione fiscale su un'imponibile di circa 1 miliardo. Piccato il commento affidato a Twitter da Stefano Gabbana: "Ancora" Che palle... Ma lo sanno tutti che non abbiamo fatto niente", ha cinguettato in risposta a un messaggio del pallanuotista italiano, Gabriele di Iorio. Citazione diretta a giudizio - Nell'udienza di venerdì 8 giugno, l'avvocato di parte civile Gabriella Vanadia, che rappresenta l'Agenzia delle entrate, ha chiesto al gup di disporre la citazione diretta a giudizio dei due imputati perché la Suprema Corte aveva "cancellato" il reato di truffa a carico dei due mantenendo soltanto quello fiscale. Per quest'ultimo reato è prevista, appunto, la possibilità di accelerare i tempi attraverso la citazione diretta. Il giudice, dopo una breve camera di consiglio, ha stabilito di restituire gli atti alla procura che, nel giro di pochi giorni, provvederà a formulare la citazione diretta degli stilisti, i quali così saranno processati senza passare dall'udienza preliminare. Trugga aggravata - Dolce e Gabbana devono essere processati senza udienza preliminare perché "il reato che giustificava la richiesta di rinvio a giudizio, cioè la truffa aggravata ai danni dello Stato, è stato erroneamente contestato ab origine, stante la sua non configurabilità in termini di diritto, quindi il processo non avrebbe mai dovuto essere portato davanti al giudice per l'udienza preliminare". Lo scrive il gup nel provvedimento con cui ha disposto la trasmissione deglia atti del processo ai due stilisti alla Procura, in vista di una citazione diretta a giudizio. "Se i pm modificano radicalmente le accuse - è il ragionamento di Gennari - e queste accuse non prevedono il passaggio all'udienza preliminare, trova applicazione l'articolo di legge che prevede la trasmissione degli atti ai pm per la citazione diretta a giudizio". Presunta evasione da 420 mln - Ai due fondatori del marchio di moda viene contestata una presunta evasione fiscale da circa 420 milioni di euro a testa, a cui si sommano, secondo l'accusa, 200 milioni di euro di imponibile evaso riferibili alla società di diritto lussemburghese Gado. Secondo l'accusa, attraverso l“esterovestizionè di questa società, a cui arrivavano i proventi derivanti dallo sfruttamento dei marchi del gruppo, sarebbe stata realizzata la maxi-evasione, con tasse pagate in Lussemburgo e non in Italia. Il 1 aprile del 2011 il gup di Milano Simone Luerti aveva prosciolto dalle accuse di evasione fiscale e truffa sia Dolce e Gabbana che gli altri sei imputati, tra cui alcuni manager del gruppo, perchè, secondo il giudice, non era stato superato il confine che porta al rilievo penale e dunque al massimo si poteva trattare di elusione fiscale. La Cassazione però, lo scorso novembre, ha annullato il proscioglimento dalle accuse per i reati fiscali (ma ha mantenuto l'assoluzione per il reato di truffa) ed ha rinviato il procedimento davanti a un nuovo gup. I pm Laura Pedio e Gaetano Ruta hanno riformulato l'imputazione nella quale sono rimasti solo i reati di dichiarazione infedele dei redditi e omessa dichiarazione.