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All'Aquila accordo segreto Pd-futuristi:nomine in cambio di voti al ballattoggio

Massimo Cialente (Pd)

Ecco la lista delle poltrone che sarebbero andate a Fli con l'apparentamento ufficiale che avrebbe fatto rieleggere il sindaco uscente Massimo Cialente (Pd)

Nicoletta Orlandi Posti
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L'accordo tra Pd e Fli in vista del ballottaggio di domenica e lunedì prossimi, quando a contendersi la poltrona di primo cittadino del capoluogo abruzzese saranno il sindaco uscente Massimo Cialente (forte del 40% dei consensi al primo turno, anche per il tradimento dei vertici locali del Pdl che hanno favorito il voto disgiunto a suo favore) e il centrista Giorgio De Matteis (indietro di 11 punti percentuali), era bello che pronto. Scritto nero su bianco prima del 6 maggio in un documento dall'altisonante (e fuorviante) titolo di «Protocollo d'intesa per la rinascita dell'Aquila» e firmato in calce dei leader regionali dei due partiti, Silvio Paolucci per i democrat e l'onorevole Daniele Toto per i finiani. Un patto d'oro per Futuro e Libertà (il cui candidato, Enrico Verini, si è peraltro fermato a un misero 2,6%), che con l'apparentamento ufficiale portava a casa un assessore con deleghe al sociale, assistenza alla popolazione, gestione e reperimento dei fondi europei, rapporti con l'Ue, gestione dei bandi del “de minimis” con il supporto di una persona di staff con possibilità di trasformazione in più contratti part-time e con la presidenza di una commissione consiliare; la presidenza dell'Afm (gestione farmacie); un membro nel cda dell'Asm (rifiuti), un altro nel cda dell'ex Onpi (assistenza agli anziani) e un altro ancora nel Consorzio dei Beni culturali; il presidente del collegio dei revisori dei conti dell'Ama (trasporti). Eccetera eccetera: la lista è lunga e fatta apposta per far venire la nausea anticasta. Ma insomma, uomini di fiducia nei posti chiave della ricostruzione. E chissenefrega delle competenze e della città ancora in ginocchio a oltre tre anni dal terremoto.  Poi le cose sono cambiate, perché tre delle liste che avevano appoggiato Cialente al primo turno si sono messe di traverso. Con grande dispiacere del sindaco, che comunque ancora il 13 maggio scriveva a Toto ribadendo la propria intenzione di dare una presidenza di azienda a Verini e le vicepresidenze del Centro turistico e della Gran Sasso Acqua («postazione molto ambita perché con retribuzione superiore a quella di un assessore comunale) a Luigi Faccia, perché «questa decisione è un mio impegno morale oltre che politico».  Infine la rottura e il disvelamento degli altarini. Con Verini che accusa Cialente, «un bugiardo» pronto a passare sul cadavere di chiunque, di «essersi rimangiato tutto» e con quest'ultimo che replica facendo la morale: «Verini non ha categorie di valori e programmatiche di fondo, ma cerca posti e basta». Mentre per lui la questione è diversa e le offertone sono legittime, visto che «chi è in maggioranza programmatica è giusto che abbia anche responsabilità dirette e chiare». Del resto, spiega, «avrei voluto creare una coalizione più ampia nella fase post-sisma: è ciò di cui avevo parlato con l'onorevole Toto per telefono». È la politica, bellezza.  di Miska Ruggeri

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